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San Pietroburgo, il kamikaze è un russo originario del Kirghizistan

Secondo i servizi di sicurezza del Paese asiatico si tratta del 22enne Akbarzhon Jalilov. Indagini orientate verso il terrorismo islamico "interno" proveniente da una delle repubbliche ex sovietiche

E' un kirghizo il kamikaze responsabile dell'attentato terroristico nella metropolitana di San Pietroburgo, che ha provocato la morte di almeno 14 persone e il ferimento di altre 49.

Secondo il portavoce dell'intelligence del Kirghizistan, Rakhat Saulaimanov, l'attentatore suicida "era Akbarzhon Jalilov che, nato nel 1995 in Kirghizistan", ha acquisito in seguito la nazionalità russa. L'identità dell'uomo è stata confermata anche dai russi.

Il 22enne viveva a San Pietroburgo da sei anni, aveva cambiato diversi passaporti e ne aveva uno valido per l'espatrio. Il suo nome era circolato già lunedì, prima come ricercato (era stata segnalata la sua automobile, una Daewoo Nexia), poi come autore della strage. Martedì, quindi, la conferma ufficiale dell'indentità dell'attentatore: il Dna di Akbarzhon Jalilov è stato rinvenuto sulla borsa in cui era contenuto l'ordigno rinvenuto nella stazione di Ploshchad Vosstania.

L'attentato, non è stato rivendicato da alcuna organizzazione terroristica, anche se l'attenzione degli investigatori si è subito concentrata sul fondamentalismo islamico: dietro la strage, secondo alcuni, potrebbe esserci la mano dell'Isis, in una sorta di ritorsione per l'intervento russo in Siria; secondo gli inquirenti invece è più probabile che si tratti di fondamentalismo "interno", in quella che pare essere l'azione di una cellula di estremisti islamici originari di una repubblica ex sovietica.

Proprio su uno di questi gruppi jihadisti i servizi russi stavano indagando da un tempo grazie ad un informatore, ma non avevano ancora ottenuto informazioni sufficienti per fermarlo. Secondo una delle ipotesi investigative, dopo la prima esplosione, quando i numeri telefonici considerati in connessione a questa cellula sono stati bloccati, un secondo attentatore potrebbe essere stato colto dal panico, lasciando sui binari il secondo ordigno (quello poi disinnescato) e dandosi alla fuga.