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Attacco chimico dell'Isis a Kirkuk, centinaia di feriti e popolazione in fuga

Il governo di Baghdad promette vendetta. Intanto anche lʼIran invia degli aiuti medici

Attacco chimico dell'Isis a Kirkuk, centinaia di feriti e popolazione in fuga - foto 1
-afp

Sono due gli attacchi compiuti con armi chimiche dai jihadisti dell'Isis vicino alla città curda di Kirkuk.

Lo hanno reso noto fonti ufficiali del governo iracheno, confermando la morte di una bambina di 3 anni e precisando che le persone ferite o intossicate sono almeno 600 e che altre centinaia sono fuggite dalla zona contaminata. "Ciò che l'Isis ha fatto non resterà impunito", hanno dichiarato le autorità.

Fonti mediche e della sicurezza hanno spiegato che gli attacchi hanno colpito nello stesso luogo già preso di mira tre giorni fa con il lancio di razzi armati con testate chimiche.

Sameer Wais, la cui figlioletta Fatima è morta nell'attacco, è tra i combattenti sciiti che combattono contro i jihadisti nella provincia di Kirkuk. Quando sono cadute le bombe chimiche era di pattuglia, è tornato di corsa a casa, ha portato la piccola in ospedale e sembrava che Fatima si riprendesse. Poche ore dopo però il viso e gli occhi si sono gonfiati, la pelle ha cominciato a staccarsi: poi ha cessato di vivere.

Tra i ricoverati in ospedale - ha raccontato un'infermiera - molti soffrono per bruciature e infezioni, hanno sintomi di soffocamento e disidratazione. Otto persone, le più gravi, sono state trasferite a Baghdad. Le autorità di Taza hanno riferito che c'è "paura e panico tra le donne e i bambini" che chiedono al governo di Baghdad di aiutarli. La stessa fonte ha riferito che nella zona sono arrivati esperti tedeschi e americani per fare i test necessari ad accertare la presenza di agenti chimichi e definire con precisione di che cosa si tratti.

Iran invia equipe sanitaria
- Anche l'Iran ha inviato un team di medici per curare le vittime degli attacchi chimici. Il ministro della sanità dell'Iran Hassan Qazizadeh Hashemi ha detto che la decisione è stata presa dopo una chiamata dell'omologo iracheno: l'obiettivo è fornire alla popolazione sevizi medici di emergenza.