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Équipe israeliana salva ragazza palestinese

Maria era rimasta paralizzata dopo che un missile israeliano aveva colpito la sua casa

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Un chirurgo ebreo di un ospedale statunitense ha messo a disposizione le sue capacità, una società americana ha donato la propria tecnologia, un ospedale israeliano la sala operatoria. Insieme hanno salvato una ragazza palestinese. Sono infatti, riusciti a ripristinare i segnali nervosi che dal cervello della paziente controllavano la sua respirazione.

Bloccata dal collo in giù per colpa di una paralisi e quindi incapace anche di respirare senza l'aiuto di una macchina, una 13enne palestinese dalla Striscia di Gaza ha recuperato l'uso dei polmoni grazie all'intervento chirurgico ricevuto.

Il dottor Mark Ginsburg, un chirurgo ebreo ma trapiantato negli States, è stato assistito da medici israeliani presso il Centro Medico Hadassah a Gerusalemme per impiantare un pacemaker del nervo frenico di Maria Amman, questo il nome della paziente.

Il dramma della piccola palestinese è cominciato nel 2006 quando lei avevano soltanto sei anni: un missile israeliano colpì la sua casa uccidendo la madre e due fratelli e lesionandole in modo gravissimo il midollo spinale. Rimasta bloccata su una carrozzina e con la famiglia decimata, Maria ha, però, mantenuto inalterato il suo sorriso: l'unico strumento che le è rimasto per comunicare con il mondo esterno dopo l'incidente.

L'intervento è stato possibile grazie all'aiuto economico del governo di Gerusalemme e al contributo dell'azienda produttrice del pacemaker impiantato su Maria. Tutto dopo che suo padre, palestinese, ha presentato una denuncia contro Israele per ottenere il rimborso sanitario per la figlia. La Corte Suprema ha accordato la copertura a vita delle spese mediche per Maria insieme alla cittadinanza.