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Se l'Italia in crisi dà milioni a Brasile e India

Ecco i costosi progetti avviati dal nostro paese con stati in pieno boom economico. Che però non tengono conto dei casi dei due marò e di Cesare Battisti

Ansa

Sembra essere arrivati al paradosso politico: il nostro paese in recessione continua a finanziare progetti umanitari ed economici in paesi con la crescita più alta del mondo come Brasile e India. Nazioni legate a vicende controverse come il caso Battisti e quello dei due marò imprigionati.

In India vivono un terzo dei poveri del mondo ma il paese è considerato una delle potenze nucleari ed economiche emergenti. Eppure a Nuova Delhi l'Italia nel 2010 ha inviato 12 milioni di euro nonostante non fosse una nazione "prioritaria". Gli aiuti italiani si sono arenati con la vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone oggi ancora in galera.

Molti soldi anche al Brasile, paese al centro delle cronache per il rilascio del terrorista Cesare Battisti nel 2011. Con Brasilia è in vigore un programma triennale incentrato sull'agricoltura famigliare da più di un milione e mezzo di euro. A cui si aggiunge una serie di aiuti alle aree svantaggiate da più di 800mila euro. Un paradosso visto che il governo locale sta allontanando questi poveri per costruire gli impianti in vista dei Mondiali del 2014.

Le polemiche hanno raggiunto anche Londra quando gli indiani hanno definito “noccioline” gli oltre 350 milioni di euro di aiuti inviati dalla capitale britannica. Non solo. “Dite ai cittadini britannici che si tengano i soldi, che li usino per il loro benessere sociale e che li utilizzino in paesi più bisognosi”, ha detto il leder dell'opposizione indiano. D'altra parte Nuova Delhi sborsa di tasca sua quasi la stessa cifra (238 milioni) per aiutare i paesi poveri del mondo.