Nuova giornata di proteste indetta dall'opposizione. Secondo gli israeliani, Damasco avrebbe schierato 21 missili lungo il confine con la Turchia, rea di essersi schierata con i manifestanti
© Ap/Lapresse
Almeno 200mila manifestanti disarmati, secondo i Comitati di coordinamento locale degli attivisti siriani, si sono riuniti a Homs, terza città della Siria ed epicentro della repressione, in una nuova giornata di proteste indetta dall'opposizione. Intanto secondo Debkafile, sito vicino all'intelligence militare israeliana, Damasco avrebbe schierato lungo il confine con la Turchia 21 missili, di cui 5 Scud D con testate da guerra chimiche.
A oltre due mesi dall'avvio della finora poco efficace iniziativa di mediazione della Lega Araba, migliaia di siriani sono tornati in piazza, venerdì di preghiera islamica comunitaria, per chiedere la caduta del regime degli Assad con lo slogan "La Lega Araba ci uccide". Homs è da mesi assediata da truppe dell'esercito e dalle forze di sicurezza e interi quartieri, a maggioranza sunniti, sono isolati dal resto della città.
Gli attivisti stanno trasmettendo, tramite Skype o webcam collegate a internet, le manifestazioni pacifiche in corso anche ad Hama, altra città in rivolta, più volte teatro di sanguinosi raid militari e delle forze lealiste, Dayr az Zor all'est, Qamishli nel nord-est a maggioranza curdo e nella regione meridionale di Daraa.
Sale la tensione con la Turchia
Tensione altissima tra Ankara e Damasco, dopo che il governo turco si è schierato decisamente dalla parte dell'opposizione siriana che da marzo si batte per il rovesciamento di Bashar al-Assad. Secondo gli israeliani, i vertici militari turchi si sono riuniti nella notte con il presidente, Abdullah Gul, e il premier, Recep Tayyp Erdogan, che hanno messo in stato di allerta le forze armate.
Il regime di Assad ha schierato i missili di fronte al distretto turco di Alessandretta in pieno giorno, per mandare un messaggio alle intelligence occidentali e di Ankara. Assad avrebbe inoltre spostato di gran fretta unità corazzate lungo la frontiera con la Turchia e sul confine giordano.