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Corte Ue: no a reato clandestinità

Immigrati, bocciata la norma italiana

LaPresse

La Corte di giustizia della Ue ha bocciato la norma italiana che prevede il reato di clandestinità, punendo con la reclusione gli immigrati irregolari.

La norma, spiegano i giudici europei, è in contrasto con la direttiva europea sui rimpatri dei clandestini.

Maroni "insoddisfatto"
Immediato il commento del ministro dell'Interno Roberto Maroni, che si dichiara "insoddisfatto" per la decisione. "Ci sono altri Paesi europei che lo prevedono - spiga - e non sono stati censurati. Inoltre, l'eliminazione del reato accoppiata a una direttiva europea sui rimpatri rischia di fatto di rendere impossibili le espulsioni".

Il ministro ha poi ribadito che l'Europa non ha dato una grande mano all'Italia sulla questione degli immigrati. "Occorre che le istituzioni europee - ha sottolineato - si rendano conto che i problemi che ha l'Italia non sono solo suoi, ma anche del resto dell'Europa. Se si rende più difficile l'espulsione dei clandestini non è un problema dell'Italia, è un problema dell'Europa".

I motivi della decisione
"La direttiva sul rimpatrio dei migranti irregolari - si legge nella sentenza della Corat Ue - osta a una normativa nazionale che punisce con la reclusione il cittadino di un paese terzo in soggiorno irregolare che non si sia conformato a un ordine di lasciare il territorio nazionale.

Una sanzione penale quale quella prevista dalla legislazione italiana può compromettere la realizzazione dell'obiettivo di instaurare una politica efficace di allontanamento e di rimpatrio nel rispetto dei diritti fondamentali".

La sentenza si riferisce in particolare al caso di El Dridi, "cittadino di un paese terzo entrato illegalmente in Italia. Nei suoi confronti e' stato emanato, nel 2004, un decreto di espulsione, sul cui fondamento e' stato spiccato, nel 2010, un ordine di lasciare il territorio nazionale entro cinque giorni.

Quest'ultimo provvedimento era motivato dalla mancanza di documenti di identificazione, dall'indisponibilità di un mezzo di trasporto nonche' dall'impossibilità - per mancanza di posti - di ospitarlo in un centro di permanenza temporanea. Non essendosi conformato a tale ordine, il sig. El Dridi è stato condannato dal Tribunale di Trento ad un anno di reclusione".