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Migranti, ipotesi droni sui trafficanti Ma Tripoli dice no alle incursioni Ue

Fonti militari rivelano al "Corriere" che la tecnologia per distruggere dal cielo i natanti richiederebbe almeno un anno. Meglio abbatterli subito dopo lo sbarco dei migranti

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ansa

Quei barconi vanno fermati.

Su questo in Europa sono tutti d'accordo, dopo l'ennesima strage di migranti nel mare della Sicilia. E il punto sarà affrontato al Consiglio di Bruxelles di giovedì dal quale, dice il premier Matteo Renzi, "ci aspettiamo una risposta al dolore". Ma come fermarli? Con il blocco navale? Bombardandoli con i droni? Affondandoli?

Insomma, come fare concretamente? I punti che stanno più a cuore al nostro governo sono tre: il mandato alla Mogherini da parte degli Stati europei in vista di un'operazione militare che preveda, appunto, la cattura degli scafisti e la distruzione dei barconi; la possibilità concreta di mandare i profughi in tutti i Paesi Ue per alleggerire l'Italia; la ricerca e il salvataggio dei migranti in mare, allargando la pura sorveglianza navale, attualmente prevista dalle missioni europee Triton e Poseidon.

Distruggere i barconi della morte: ma come?

- Il punto chiave resta insomma la distruzione dei barconi. E su questo obiettivo spunta l'ipotesi di colpirli usando i droni prima della partenza dalle coste del Nordafrica. Solo "chiacchiere", secondo quanto scrive il "Corriere della Sera", che riporta il parere di autorevoli fonti militari. Innanzitutto l'italia non avrebbe la tecnologia necessaria per l'operazione, ma soprattutto per i tempi molto lunghi (un anno almeno) prima che si possa passare ai fatti, anche nell'ipotesi che gli Stati Uniti ci passino il know-how necessario per armare i velivoli a disposizione del nostro esercito.

Scartata questa ipotesi, resta quella di affondare i barconi dopo lo sbarco degli immigrati, che invece di solito vengono restituiti. Basta pensare che soltanto nel 2014, secondo il ministero della Difesa, ben 800 natanti sono stati restituiti ai trafficanti di esseri umani.

D'altra parte, noi oggi abbiamo a disposizione dodici droni: sei Predator di prima generazione e altri sei, versione Reaper, comprati tra il 2009 e il 2011, usati per sorveglianza e ricognizione. Soltanto due di questi sono operativi in Nordafrica, e comunque senza la tecnologia che ci può venire solo dagli Usa risultano praticamente inutili. Non ci può arrivare aiuto dagli alleati europei, che non sono nelle condizioni di fornirci droni armati. Solo Londra li ha a disposizione, ma le servono per le missioni contro Isis e Al Qaeda.

Bombardamenti o sottomarini?

- Ci potrebbero essere altre strade, certo, ma le stesse fonti militari fanno notare che "immaginare bombardamenti aerei" sarebbe molto difficile, "sia per la difficoltà di identificare gli obiettivi", sia per il rischio degli scudi umani. Ugualmente complicate le operazioni a terra, dal momento che le autorità locali in Libia di fatto non esistono. E' stato infine preso in esame l'uso dei sottomarini, ma servirebbero missioni a ripetizione, e i costi potrebbero diventare proibitivi.

E Tripoli dice no alle incursioni Ue

- Da Tripoli arriva uno stop forte e chiaro a qualsiasi iniziativa dell'Europa sui suoi porti e fa sapere che "il governo non accetterebbe mai che l'Europa bombardi presunte basi di trafficanti di esseri umani. Tripoli si opporrà", come ha detto il ministro per gli Affari esteri Muhammed El-Ghirani. Ghirani ha sostenuto che nessuno dall'Europa ha mai consultato Tripoli su tali azioni, mentre la stessa Europa ha dichiarato varie volte di non voler riconoscere lo stesso governo di Tripoli. "Come saprete se verrà colpito un innocente o uno scafista?", ha chiesto il ministro.