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Buco dell'ozono riparato in 50 anni

Il capo dellʼOnu Ban Ki-moon ha invitato i governi a una maggiore cooperazione su altri fronti

Afp

Il buco dell'ozono potrebbe essere riparato nei prossimi cinquant'anni. Lo ha detto il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon in occasione della Giornata internazionale per la conservazione dello strato d'ozono.
I progressi ottenuti, però, non devono condurre a festeggiamenti affrettati. Le Nazioni devono impegnarsi per rispettare le intese per l'eliminazione graduale del 98 per cento dei gas che provocano l'annientamento dell'ozono, ha detto Ban.
Venticinque anni fa venne firmato il Protocollo di Montreal con il quale vennero messi al bando i clorofluocarboni (Cfc), ossia i famigerati gas principali imputati per la distruzione dello strato di ozono.
Quel trattato è stato ratificato finora da 196 nazioni, cinque in più del Protocollo di Kyoto, Ban l'ha definito "uno straordinario modello di cooperazione internazionale" e ha chiesto ai governi e ai loro partner di "applicare lo stesso spirito alle altre sfide ambientali del nostro tempo. Insieme possiamo ottenere il futuro che vogliamo".

Perché è importante

Lo strato di ozono è fondamentale per la presenza della vita sulla terra perché assorbe le radiazioni ultraviolette emesse dal Sole, in particolare quelle di lunghezze d'onda più nocive.
Se queste arrivassero al suolo, danneggerebbero il Dna delle cellule.
"Milioni di casi di cancro alla pelle e di cataratta, oltre agli effetti nocivi dei raggi ultravioletti sull'ambiente, sono stati evitati", ha osservato il capo dell'Onu, secondo cui il Protocollo di Montreal ha fatto da catalizzatore di considerevoli progressi nell'industria chimica e manifatturiera che hanno portato a sistemi di refrigerazione più efficienti dal punto di vista energetico e più amici dell'ambiente.

La riduzione Per il buco nell'ozono le cose vanno meglio soprattutto sull'Antartide: rispetto alle dimensioni massime raggiunte il 24 settembre 2006 (29,6 milioni di km quadri), il buco si è ridotto a 22,6 milioni di metri quadri il 25 settembre dello scorso anno.
Meno bene al Polo Nord. Sull'Artico a inizio 2011 c'è stata un'inaspettata perdita di ozono con un calo del 40 per cento tra l'inizio dello scorso inverno e la fine di marzo a conferma che, nonostante la messa al bando dei Cfc risalga a oltre vent'anni fa, la lunga vita di questi gas condiziona ancora a lungo lo strato di ozono attorno al pianeta.