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Lavoro: così l'occupazione nelle province italiane nel 2016

Lavoro: così l'occupazione nelle province italiane nel 2016 - foto 1
lapresse

Il rapporto passa in rassegna le province italiane, analizzandone il mercato del lavoro (tasso di occupazione e disoccupazione, salari…).

Ne emergono diversi dati interessanti.

Il report Le dinamiche del mercato del lavoro nelle province italiane dell'Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro certifica le differenze tra le province italiane (al Nord ci sono più occupati e si guadagna mediamente di più rispetto che al Sud).

In particolare, Bolzano è la provincia che, oltre ad avere il tasso di disoccupazione – ovvero il rapporto tra chi è alla ricerca di un impiego e la forza lavoro – più basso, detiene anche il primato per gli stipendi medi più alti: il salario medio mensile raggiunge i 1.467 euro contro i 1.315 euro della media nazionale (la prima provincia del Mezzogiorno con la retribuzione media più elevata è L'Aquila, al 55esimo posto della classifica, con 1.282 euro).

La provincia autonoma di Bolzano è anche l'unico territorio italiano a rientrare nel gruppo delle 60 regioni europee che hanno fatto registrare un tasso di disoccupazione – ovvero il rapporto tra chi è alla ricerca di un impiego e la forza lavoro – inferiore alla media europea: nel 2016, si è fermato al 3,7% (contro un tasso medio europeo di diversi punti percentuali superiore e pari all' 8,6%).

Una recente analisi sull'occupazione condotta dal Centro Studi della CNA – il rapporto rileva una crescita di nuovi occupati nel 2016 (+293mila unità; +1,3%) – sottolinea invece un nesso tra il numero di imprese artigiane attive e il tasso di occupazione nelle province italiane.

Nel 92% dei casi le province, che nel 2016 hanno registrato i livelli occupazionali più alti, sono anche quelle che presentano un tasso di concentrazione delle imprese artigiane superiore alla media italiana.

Un collegamento (particolarmente) evidente nella provincia di Reggio Emilia – in questo caso, il tasso dell'occupazione è del 68,2% e la quota di imprese artigiane sul totale delle imprese è pari a 34,61% –, in quella di Lecco e Belluno.

L'analisi della CNA osserva che a ridursi è stato anche il numero degli inattivi (gli inattivi sono considerati tali perché non sono alla ricerca di un impiego e non sono inseriti di percorsi di formazione). I cali più consistenti e superiori alla media nazionale si registrano al Nord (Lodi –11,7% e Udine -10,4%), anche se il fenomeno interessa con un'intensità simile due province del Sud (Medio Campidano -8,6% e Bari -8,0%), dove si registra la concentrazione maggiore di scoraggiati (nelle province di Caserta e Crotone raggiungono il 50%).