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E-commerce, consigli per acquisti

Come non farsi fregare online

Navigare in Rete nella più assoluta sicurezza, lontani da trappole e criminali.

Per il momento è ancora un’utopia ma semplici accorgimenti per non cadere nelle mani di hacker senza scrupoli. Si tratta di sistemi necessari per chi acquista sempre più online in un settore, quello dell’e-commerce, alle prese con uno sviluppo ormai inarrestabile.

E-COMMERCE
La vendita online è disciplinata in Italia dall’articolo 21 del decreto legislativo Bersani, il 114 del 31 marzo 1998, il primo ad introdurre nel nostro Paese il concetto giuridico di commercio elettronico.

La legge prevede per chi voglia mettersi a vendere prodotti online gli stessi requisiti degli altri commercianti (comunicazione al Comune di residenza, silenzio-assenso, presenza di una partita Iva…). Va ricordato che il privato può vendere direttamente beni personali ma se quel tipo di vendita diventa un’attività primaria scatta l’obbligo di regolarizzare la posizione. Altresì detto: nessuno può contestare al signor Mario Rossi la vendita su eBay dell’intera discografia dei Pooh al signor Stefano Bianchi. Ma se lo stesso vende oggi i dischi dei Pooh, domani le compilation di Sanremo, poi l’ultimo cd dei Depeche Mode è lecito domandarsi se non si tratti di un negozio di dischi vero e proprio o di un grossista del tutto abusivo.

E’ da situazioni come queste che vengono a galla decine di evasori fiscali totali.

Qualche consiglio per l’e-commerce sicuro:

1) verificare la presenza online di informazioni relative all’organizzazione della società di vendita. Spesso è sufficiente conoscere un numero di telefono fisso per effettuare un primo riscontro sull’esistenza di quella società. Lo stesso vale per la pubblicazione di un domicilio fisico (diffidare sempre da chi mette solo l’e-mail, ndr)

2) buon segno se nell’home page appare il numero di partita Iva della società e dell’iscrizione alla Camera di Commercio: cliccando sul sito dell’Agenzia delle Entrate è possibile scoprire se la ditta esiste e se corrisponde a quella cui stiamo per dare dei soldi.

3) la finanziarie e di intermediazione hanno l’obbligo di legge di inserire nella prima schermata il link al sito dell’Ufficio Italiano Cambi con il loro relativo numero di iscrizione.

MEZZI ELETTRONICI DI PAGAMENTO
C’è l’imbarazzo della scelta: esistono le carte di credito, di debito (i bancomat), le prepagate ricaricabili (le classiche Postepay, senza la necessità di aprire un conto corrente), le revolving (dividono la spesa su più mesi quindi accorgersi della truffa richiede più tempo, nr) e le ultime arrivate, le usa e getta (in cambio di denaro contante – vero o falso -, ottengo una carta di credito a scalare, un esempio è la carta “Calibra”).

Premesso che nemmeno la presenza di un documento di identità garantisce al cento per cento la coincidenza tra il portatore e titolare della carta, possiamo tutelarci in questo modo:

1) mai mostrare carta e pin ad estranei (può apparire un’ovvietà ma continua ad accadere, al pari di scrivere il pin sul retro della carta stessa)

2) non rispondere a nessuna e-mail dove si avvisa che “la vostra banca ha momentaneamente il sito offline e per effettuare operazioni urgenti utilizzare quest’altro sito” (il phishing è altrimenti servito)

3) ritirare sempre gli scontrini degli avvenuti pagamenti con carta di credito e, se non li si conserva, farli a pezzetti e non buttarli nello stesso cestino

4) verificare che nell’url del sito di shopping compaia la lettera “s” dopo “http” e che, in basso a destra, vi sia un lucchetto giallo: entrambi sono garanzia di sicurezza

5) attivare il servizio Sms dell’avvenuto uso della carta (non tutti gli istituti bancari lo reclamizzano a dovere): una strisciata effettuata, un Sms ricevuto.

6) e se quanto sopra non dovessa bastare, ricordarsi che è indispensabile disconoscere acquisti truffaldini entro e non oltre i sessanta giorni.