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Microchip: privacy a rischio

Rodotà: lʼallarme sui sitemi sottopelle

I fantascientifici microchip sottopelle sono ormai una realtà che ha bisogno di regole e limiti.

A lanciare l'allarme è Stefano Rodotà. Preoccupato per la tutela della privacy, l'esperto a lungo a capo dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali ha messo in guardia soprattutto sui pericoli degli impianti e sull'utilizzo indiscriminato dell'hi-tech. "Bisogna fissare con urgenza dei limiti, anche per via legislativa - ha spiegato Rodotà - per impedire un uso distorto di tali tecnologie".

Nel dettaglio, i problemi maggiori riguardano la società degli uomini controllati via microchip. "Il rischio esiste ed è più concreto di quanto si possa pensare - ha sottolineato oggi l'ex Garante in occasione di un convegno dedicato al tema delle trasformazioni del corpo e la dignità della persona - La gente è convinta che si tratti solo di cose da film, invece è già la realtà sotto i nostri occhi".

La sperimentazione degli impianti sottopelle, del resto, è già iniziata in diversi campi di applicazione in tutto il mondo. In Italia, ha spiegato Rodotà, esistono ad esempio alcuni ospedali che da tempo utilizzano i chip sottopelle per l'identificazione dei pazienti. Si tratta, in questo caso, di un utilizzo ben diverso e del tutto giustificabile di tali tecnologie ma il problema, ha osservato, è che l'uso di questi mezzi, se non opportunamente controllato e regolato, potrebbe in prospettiva diventare anche un modo per condizionare i comportamenti delle persone.

Uno scenario, questo, "estremamente pericoloso". Da qui, è il monito di Rodotà, la necessità di "stabilire fino a che punto i poteri pubblici possono intervenire sui singoli soggetti e quali devono essere le regole che riguardano il corpo umano". In questa direzione, in Italia un provvedimento recente ha sancito che microchip e tessere intelligenti possono essere utilizzati solo per finalità accertate di tutela della salute e in casi eccezionali, ma la sua applicazione è ancora scarsamente diffusa e difficile da controllare.

Un esempio concreto arriva a questo proposito da Spagna e Olanda: "In questi paesi - ha detto Rodotà - ci sono addirittura delle discoteche che invitano i ragazzi a farsi impiantare microchip sottopelle che vengono letti a distanza, con un sistema di radiofrequenze, entrando nel locale, e che funzionano come una sorta di tessera di riconoscimento e carta di credito elettronica: così, il ragazzo viene 'riconosciuto' a distanza tramite il microchip e questo gli permette, ad esempio, di saltare la fila o non pagare le consumazioni al bar. Ma tutto ciò - si chiede l'esperto - è ammissibile?".

Nel nostro Paese, in realtà il provvedimento del garante vieta questo tipo di utilizzi, ma non è sufficiente: "E' una situazione da valutare con molto rigore indicando tempestivamente i limiti di tali comportamenti - avverte Rodotà - Un provvedimento del garante non basta ed è necessario che alcuni principi basilari siano fissati anche in via legislativa, per fare chiarezza e porre dei paletti prima che le nuove tecnologie elettroniche prendano il sopravvento sull'uomo".