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Chat criminali: addio zona franca

Il governo Usa vuole controllarle tutte

Un complesso cervello elettronico controllerà tutte le chat del mondo.

E' questa l'ultima inquietante promessa del governo Usa, impegnato da tempo contro l'utilizzo delle stanze virtuali per pianificare attentati e alimentare il terrorismo internazionale. Per l'operazione, economicamente sostenuta dalla National Science Foundation e assegnata interamente al Rensselaer Polytechnic Institute, sono stati finanziati ben 160mila dollari.

L'idea alla base del progetto guidato dal professor Bulent Yener è quella di sviluppare dei sistemi informatici capaci di tracciare il traffico dei post nelle chat pubbliche e di scoprire eventuali conversazioni criminali. Tecnicamente parlando, l'iniziativa prevede l'adozione di modelli matematici e statistici capaci di individuare i "ritmi" degli interventi, i tempi di risposta, i diversi nickname e i relativi post.

Elemento centrale della selezione saranno alcune parole chiave o messaggi in codice in grado di smascherare conversazioni pericolose e iniziative terroristiche. Per quanto riguarda i tempi di realizzazione del progetto, secondo quanto riferito dalle autorità Usa, occorrerà almeno un anno di studio durante il quale verranno identificate e sviluppate le necessarie misure da adottare.

Sulla fattibilità dell'iniziativa qualcuno però ha già sollevato dubbi e perplessità. Un autorevole osservatorio come il Pew Internet & American Life Project, ad esempio, ha subito sottolineato che solo negli Usa sono almeno 28 milioni gli utenti interessati e che le tecnologie dietro le chat spesso sono molto differenti l'una dall'altra.

Osservazioni lecite alle quali Yener risponde però sostenendo la necessità di un modello capace di lasciar perdere tutto ciò che è "rumore", ovvero non interessante ai fini delle indagini. "Per noi - ha spiegato Yener - la sfida è riuscire a determinare, senza dover leggere i messaggi, chi sta parlando a chi". Un Grande Fratello vigilerà sulla sicurezza delle chat di tutto il mondo? Questa è la promessa: vedremo.