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Infrastrutture digitali, riequilibrare l’Italia per superare il digital gap

Genova, Milano e Roma le province più virtuose. Fermo ed Enna i fanalini di coda

Nessuna spaccatura tra Nord e Sud. il digital divide delle infrastrutture è ben presente in tutta Italia. I dati del report EY Digital Infrastructure Index, che analizza il livello di efficienza e maturità delle infrastrutture digitali nelle 107 province italiane, mostrano come i ritardi caratterizzino le più varie aree regionali.

Disomogeneità regionale  – Dal Piemonte, alla Sicilia, da alcune zone della Lombardia alla bassa Toscana, fino al Veneto e al Friuli, per arrivare in Sardegna e in Calabria. Sono decine le aree della penisola in «sofferenza digitale», un problema che caratterizza il nostro Paese dal settentrione al meridione. Quasi ogni regione, infatti, ha al proprio interno almeno un’area in forte ritardo, in base all’indice di infrastrutturazione digitale. Fanno eccezione l’Emilia-Romagna, l’Umbria, la Liguria e le piccole regioni alpine, che sulla cartina di EY sono tutte colorate di verde. Il loro indice medio, infatti, supera i 40 su 100. Un valore calcolato considerando un set di 30 indicatori, classificati in 3 diverse categorie: connettività fissa, connettività mobile e wi-fi, tecnologie IoT.

 

 

La classifica provinciale - Nella top 10 delle province con le infrastrutture più digitali, per il report EY Digital Infrastructure Index, troviamo Genova, Miano e Roma, seguite da Bologna, Torino, Firenze, Napoli, La Spezia, Ferrara, Parma. Queste sono le aree più virtuose, con un indice superiore tra 60 e 100.

 

Fanalini di cosa le province di Enna, in Sicilia e di Fermo nelle Marche, che non raggiungono neppure l’indice di 10 su 100, tingendosi di rosso sulla cartina. E proprio dalle Marche al nord della Puglia, va male anche la dorsale adriatica, che sconta una tradizionale minore priorità da parte degli operatori TLC, ed un sistema di utilities locali meno sviluppato rispetto al resto del Paese. Altre 21 province, come Nuoro e Carbonia Iglesias in Sardegna, Rovigo in Veneto e Vibo Valentia in Calabria, non raggiungono un indice di 30. Questa graduatoria è effettuata considerando sia la diffusione delle infrastrutture TLC e broadband, sia il grado di digitalizzazione delle altre infrastrutture presenti su un territorio.

 

Le filiere produttive – Grandi differenze, a livello di infrastrutture digitali, ci sono anche guardando alle singole filiere produttive. Sulla loro virtuosità pesa molto la concentrazione nei territori metropolitani del Nord e del Centro. Technology&Telco, Media&Entertainment, Real Estate e Farmaceutico sono i settori che spiccano in materia di digitalizzazione, superando la media nazionale. Sono anche quelle filiere che hanno retto maggiormente alla pandemia di Covid-19, trovando, anzi, una loro crescita. Da quanto emerge nell’analisi di EY c’è un cluster di filiere fortemente penalizzato dagli investimenti in infrastrutture digitali, si tratta di quei settori legati al mondo agricolo come il Retail Food e l’Agrifood.

 

 

“È ormai assodato che l’Italia per il rilancio economico debba accelerare sulla digitalizzazione, a partire dagli investimenti sulle infrastrutture digitali, che non si limitano solo a Banda Ultralarga e 5G, ma devono comprendere anche cloud computing, reti IoT e sensoristica - commenta Andrea D’Acunto, Med Telco, Media & Technology Leader di EY -  L’accelerazione deve avvenire sulla base dei business needs delle imprese, con una definizione delle priorità che metta in relazione la localizzazione del sistema produttivo italiano con la diffusione delle infrastrutture digitali sul territorio. Parte del supporto economico agli investimenti digitali necessari ai territori, che si trovano oggi in una condizione di gap infrastrutturale, può venire dal Recovery Fund e dal Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza, con le opportune differenze: nel caso delle PMI per la modernizzazione dell’impresa, nel caso delle aziende più grandi per costruire o rafforzare l’ecosistema di filiera”.

 

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