Paolo Brosio: "Chi se ne frega dei casi dei preti che molestano i minori!" | E in studio scoppia la polemica
Clima rovente a "Live - Non è la dʼUrso", dove il tema del dibattito era la castità per suore e sacerdoti
Un'uscita che ha scatenato la reazione degli altri ospiti, a partire da Elenoire Casalegno passando per Flavia Vento, Serena Grandi e Vladimir Luxuria. Brosio ha tentato di chiarire il senso della sua frase, che non era quella di difendere i pedofili ma solo di mettere in risalto che si tratta di una piccola minoranza rispetto ai tanti preti e le tante suore per bene.
Ma proprio il tentativo di minimizzare non è piaciuto. La Casalegno ha sottolineato che "basta che un ragazzino venga molestato" perché la cosa sia gravissima, mentre Luxuria ha ricordato come in passato si tendesse a insabbiare questi casi, preferendo semplicemente trasferire il religioso che si era macchiato di tale colpa. Mentre Serena Grandi, che ha raccontato di essere stata molestata in giovane età da un prete, è arrivata a invocare la castrazione chimica.
Pubblichiamo la replica di Paolo Brosio:
Ieri sera ho partecipato alla trasmissione "Live - Non è la d'Urso" condotta da Barbara D’Urso in prima serata su Canale 5 dove è stato affrontato l’argomento delle suore incinte in Sicilia, di alcuni presunti episodi di violenze e di pedofilia che sarebbero stati posti in essere da sacerdoti delle diocesi italiane, e ancora di altri episodi di preti che sono stati scomunicati perché si sono sposati con altri uomini e che continuano a celebrare la santa messa in altre confessioni cristiane o presunte tali.
Di fronte a questo fior fiore di episodi, casi di cronaca estremamente negativi per la chiesa cattolica, ho preso con forza le difese della mia religione sostenendo in sintesi che non si può parlare solo di episodi drammatici e vergognosi, ma la chiesa cattolica è rappresentata in stragrande maggioranza da sacerdoti, suore e vescovi che svolgono il loro lavoro nella santità e obbedienza ai valori cristiani e nel silenzio della quotidianità.
E veniamo al punto cruciale: di fronte all’ennesimo racconto dello stesso episodio dell’attrice Serena Grandi che era stata costretta baciarsi con un’altra bambina dal suo parroco, ed essendo lo stesso racconto più volte fatto e rifatto, detto e ridetto e ripetuto nella stessa serata, e dopo che più volte avevo detto che chi subisce deve denunciare e fare nomi e cognomi, mi è uscito proprio dal cuore la parola “chi se ne frega” ma non per coprire bensì per rimarcare l’inutilità dello stesso racconto se poi non si procede con la denuncia facendo nomi e cognomi. Pareva infatti che il racconto venisse ripetuto solo per rimarcare ulteriormente ed arricchire le accuse alla chiesa come si trattassero di più episodi diversi.
Ho passato una vita intera come inviato speciale di cronaca nera giudiziaria sia in alcuni dei quotidiani più importanti d’Italia, La Nazione del gruppo QN Il secolo XIV di Genova e poi nei più prestigiosi telegiornali nazionali di Mediaset per raccontare abusi e sopraffazioni, denuncie e condanne con sentenze certe e non chiacchiere e non sono certo io, ora, quello che vuole coprire i presunti abusi a danno dei minori. Mi viene veramente da ridere. Nella stessa serata più volte ho ribadito la necessità che si faccia piazza pulita nelle competenti sedi giudiziarie di quei preti o di quelle suore, o di quei vescovi che si rendono veramente colpevoli di atti gravi.
Non sono però d’accordo di sparare nel mucchio e di sostenere delle accuse che non siano fondate su denuncia circostanziate e indagini serie ma episodi raccontati per alzare il polverone che finisce per coinvolgere la stragrande maggioranza di una chiesa che considero santa e sacra, da rispettare e da difendere.
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