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Isabella, da bimba-spot al bisturi

La Rocchietta si racconta al Tgcom

“Ero stufa del mondo dello spettacolo.

Mi divertiva sempre più studiare, fare esami e meno fare un servizio fotografico. Mi prenderanno per pazza, ma è così”. Sa di aver fatto una scelta per molti controcorrente, Isabella Rocchietta, ex bimba prodigio di tante pubblicità degli anni Ottanta. Attrice, modella e valletta di Baudo a Sanremo, crescendo Isabella ha preferito una carriera in chirurgia orale a set e passerelle.

Quando ha iniziato?
Ho cominciato che non avevo nemmeno un anno. In verità ha iniziato mio fratello, che ha quattro anni più di me. Fu notato da una redattrice di Vogue bambini e dopo mia madre decise di portare in agenzia anche me. Nulla di casuale.
In quegli anni era molto diverso. Molto spesso mi chiedono se lo farei fare ai miei figli: probabilmente la risposta è no, non per il lavoro in sè, ma perché oggi l’atmosfera è molto cambiata. Negli anni Ottanta mandare i bambini in tv era una novità. Non c’erano limiti di età, di ore di lavoro. Era tutto molto più libero. Ai casting si presentavano al massimo 100-200 bambini. Negli ultimi anni nel mondo dello spettacolo è tutto esagerato. Pensa a
Non è la Rai: è da lì che è partita questa tendenza.

Nell’immaginario collettivo lei è la bambina delle pubblicità. Quante ne ha fatte?
Mamma mia….centinaia. Fino a 14 anni ho fatto ogni tipo di pubblicità: spot, campagne stampa, affissioni murali… 

Si divertiva a farle?
Gli spot erano dinamici e mi divertivano. I servizi fotografici erano noiosi. Poi dipendeva con chi lavoravamo: c’erano dei fotografi che adoravo e altri che detestavo.

I suoi genitori le facevano da manager?
No, ho sempre avuto persone esterne molto professionali. Mio padre è sempre stato contrario. Mia madre aveva il suo lavoro e ha sempre lasciato fare a terzi. E’ sempre stata presente, ma non ossessiva.

Oltre alla pubblicità ha fatto, cinema, teatro, tv…
Ho provato un po’ di tutto. Abbandonati gli spot è come se avessi iniziato una nuova carriera. Ho fatto molta moda. Era molto divertente, innanzitutto perché farlo era una mia decisione, ma non mi è mai venuta l‘idea di farlo diventare il mio mestiere.
Molti mi chiedono perché non ho continuato: per 22 anni ho fatto più o meno la stessa attività… Dopo un po’ ti annoia, vuoi provare qualcos’altro. Volevo un lavoro dove puoi lavorare quotidianamente grazie alla tua preparazione, un lavoro più stimolante da un punto di vista cerebrale.

Quindi per questo non ha proseguito?
Assolutamente sì. Io ho 30 anni e ho versato contributi per oltre 20 anni. Ero stufa.
Per certi versi è un lavoro divertentissimo: viaggi, sei sempre in giro, conosci un sacco di gente… Di fatto però cosa stai costruendo? Cosa hai studiato, per arrivare dove?
Oggi mi occupo di chirurgia orale. Non gliene frega niente a nessuno se sei carina , anzi è peggio. E’ un lavoro difficile e a volte mi dicono: “Ma chi te l’ha fatto fare?” E anche io me lo chiedo, ma quel mondo non me lo sentivo mio.

Quando ha deciso di chiudere definitivamente?
All’inizio dell’università. Mi sono iscritta a odontoiatria e ho scelto di continuare a lavorare compatibilmente con lo studio, consapevole che poi sarebbe arrivato il punto in cui non avrei avuto più tempo. E’ stata una scelta interiore.

Da piccola le pesava il fatto di essere considerata una bambina prodigio?
Da adolescente sì, non lo sopportavo; volevo essere identica agli altri. Avere i compagni che mi canticchiavano le canzoncine degli spot, per me non era un vanto, ma un complesso. Io sono andata alla scuola inglese e l’educazione anglosassone non premia chi è famoso, chi emerge. Il mio lavoro era visto come un’attività che mi distoglieva dallo studio e dalla serietà. Sono sempre stata con i piedi per terra. Nessuno mi ha mai convinta che sarei diventata una star, cosa che è successa ad alcune bambine che lavoravano con me e che poi sono diventate attrici…diciamo…così così.

A sei anni, nel 1984, ha fatto Sanremo con Pippo Baudo...
Mi chiamarono perché due anni prima avevo recitato nello sceneggiato Piccolo mondo antico. Interpretavo Ombretta e quello è stato un po’ il mio trampolino di lancio.

Che ricordo ha di Baudo?
Ho un ricordo magnifico. Baudo è un professionista nato, una persona splendida.  Non riesco a trovare parole migliori per definirlo. E’ simpatico e dolce. Mi adorava: ero un po’ la sua cocca e sono contenta che la sua carriera vada avanti.

Dieci anni dopo Sanremo ha recitato con  Boldi e De Sica in Spqr...
Boldi è una persona fantastica. Io interpretavo sua figlia e per me è un po’ uno zio. Gli sono molto legata. Anche sua figlia è stupenda. Christian De Sica è un gran professionista. E’ un po’ meno simpatico, nel senso che è un po’ più altezzoso. Spesso al ciak inventavano delle gag e dovevamo rifare le scene perché tutti scoppiavano a ridere. Quella è stata un’esperienza divertentissima, anche se è un film trash e mi vergogno di averlo fatto.

Ripensando agli anni in cui ha lavorato, cosa non sopportava proprio?
Il dipendere dalla decisione altrui, che sia il manager o il regista…

Cosa le manca?
Mah...forse il fatto che ogni giorno era diverso da quello precedente.

Da piccola ha avuto anche una mini parentesi canora in cui si firmava Isabel...
In realtà, l’inglese è la mia prima lingua e tutti mi chiamavano Isabel. Adesso non mi piace, forse perché mi ricorda quel periodo. Quando studiavo in America e anche ora, quando vado all’estero, mi faccio chiamare Isabella.

Cosa mi racconta della sua vita privata?
Sono felicissimamente sposata da poco con Massimiliano. E’ un momento fantastico.

Progetti futuri?
Lavoro come una matta e ho la fortuna di amare in maniera sconfinata quello che faccio. Mi occupo tanto di ricerca, seguo alcuni studenti in clinica  e…il futuro si vedrà. Se mi vuoi chiedere di bambini, la risposta è: no grazie, adesso no. Non faccio programmi a lungo termine.

Viviana Pentangelo

E tu che ricordi hai di Isabella? Scrivici!