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Il canone Rai aumenta del 2%

La tassa nel 2008 ammonterà a 106 euro

E' in arrivo l'aumento del canone Rai per il 2008.

Lo ha annunciato il Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni che ha firmato il decreto che fissa a 106 euro l'ammontare della tassa. ''Il canone aumenta dunque di due euro rispetto al 2007 e viene così allineato anche per il nuovo anno- continua il ministero - al tasso di inflazione, come previsto dall'art. 47 del Testo Unico sulla televisione.

Il comunicato
''Il canone Rai- si legge nella nota - aumenta dunque di 2 Euro e viene così allineato anche per il 2008 al tasso di inflazione, come previsto dall'art. 47 del Testo Unico sulla televisione. La norma stabilisce che ogni anno il Ministro delle Comunicazioni, con proprio Decreto, determina l'ammontare del canone di abbonamento in vigore dal 1° gennaio dell'anno successivo, in misura tale da consentire alla Società concessionaria della fornitura del servizio di coprire i costi che prevedibilmente verranno sostenuti.

Le polemiche
Dura la reazione di Davide Caparini, capogruppo della Lega in commissione Trasporti e comunicazioni alla Camera che tuona contro la decisione del Ministero: "Il canone Rai non va pagato: in un moderno stato liberaldemocratico l'obiezione ad imposte inique è un diritto, ancor più quando, come nel caso del canone Rai, è la legge stessa a prevederlo". Caparini ribadisce che "L'aumento del canone Rai è l'ennesima conferma che le sinistre al governo significano più tasse per tutti. Il canone - aggiunge il capogruppo leghista - è un balzello ingiusto, perché colpisce indiscriminatamente e non in base al reddito, oltre che inutile, perché dovrebbe mantenere quello che chiamano servizio pubblico, ma che in realta' e' uno scandaloso disservizio".

Disapprovazione anche da parte Paolo Romani, vice presidente del Gruppo di Forza Italia alla Camera e componente della commissione di Vigilanza Rai: "Il governo delle tasse non si smentisce mai. L'aumento del canone Rai deciso dal ministro delle Comunicazioni - ha detto Romani - ricalca fedelmente la politica scelta da questa sgangherata maggioranza che non perde occasione per tartassare gli italiani". La scelta del Ministro Gentiloni viene definita "inopportuna perchè - spiega il vice presidente di FI alla Camera - si traduce in una nuova imposta che adesso, insieme alle altre mille, graverà sulle tasche dei cittadini italiani".

Contraria all'aumento anche l'Aiart, Associazione Italiana Ascoltatori Radio Telespettatori: "Un incremento modesto, ma la scarsa qualità dei programmi non merita nemmeno questo". L'Aiart aggiunge che "di fronte al degrado dei programmi, di fronte ai conti dissestati, la dirigenza dell'emittenza pubblica doveva avere il buon gusto di non chiedere l'adeguamento del canone".

Parere negativo anche da parte di Giorgio Lainati, capogruppo Forza Italia in commissione di Vigilanza Rai, secondo cui "non può certo bastare un marginale intervento in Finanziaria per fare fronte a una vera e propria emergenza che riguarda soprattutto gli anziani che andavano invece esentati dal pagamento di questa ennesima tassa in modo serio e concreto". Sono infatti gli anziani, secondo Lainati, la fascia più colpita dall'aumento: "Prodi va alla tv pubblica da Fazio - ha commentato -  e in un megaspot autocelebrativo parla di equità sociale e di rispetto delle fasce più deboli, e poi il suo governo, con il ministro delle Comunicazioni Gentiloni, aumenta indiscriminatamente il canone senza guardare al problema degli anziani soli, per i quali la tv è molto spesso l'unica compagnia".

Immediata la risposta di Giorgio Merlo, esponente del Partito Democratico e vicepresidente della Commissione di Vigilanza Rai: "L'aumento del canone di 2 euro non appartiene alla polemica politica e non può essere grossolanamente strumentalizzato. Semplicemente - spiega Merlo -  allinea il canone al tasso di inflazione, come previsto dall'art. 47 del testo unico sulla televisione. Semmai  - aggiunge l'esponente del Pd - aumenta l'impegno della Rai per essere sempre di più servizio pubblico e sempre meno rincorsa al modello della Tv commerciale". Il vicepresidente della commissione di Vigilanza Rai ha poi ribadito il ruolo del servizio pubblico che "resta un vero baluardo di pluralismo, democrazia ed imparzialità".
Merlo poi è tornato a parlare della riforma: "Non si può più prorogare, in particolare la profonda revisione dei criteri di nomina dei suoi vertici. La Gentiloni  - conclude Merlo - deve registrare una grande unità del centro sinistra con la disponibilità a ricercare una forte convergenza con i settori più responsabili e meno oltranzisti dell'opposizione per porre fine alla pessima legge Gasparri''.