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Cucinotta, fondamentale peritonite

Telebestiario di Francesco Specchia

Maria Grazia Cucinotta, il nulla con le tette, ha colpito ancora.

E’ con straziante partecipazione che, infatti, il settimanale Gente strilla in copertina “Esclusivo- La Cucinotta rivela: Sono viva per miracolo” catenaccio: “E’ incredibile, ho rischiato di morire per un’appendicite…”. Incredibile. Ma che sarà mai successo alla nostra Loren di seconda mano? Come fu? Come accadde che un’appencite pur infiammata non privò il mondo della Cucinotta, la cui silhouette è impressa nella Storia fra quelle di un’Eleonora Duse, d’un’Indira Ghandi, di una Condoleeza Rice?

L’enigma, in tutta la sua lacerante narrazione, si disvela all’interno del rotocalco, come in un romanzo di Carolina Invernizio (la Liala dell’Ottocento, quella che scriveva del “Bacio d’una morta” riempiendo i suoi fogliettoni di povere donne catalettiche che parlavano per dittonghi; e le attinenze con Maria Grazia qui sono più d’una…). Dunque, è con penna tremante e pudica che la cronista Monica Setta raccoglie la testimonianza dell’attrice: “Di appendicite si può anche morire. Sembra incredibile, eppure io ci sono andata vicino. Sarebbe bastato andare a dormire prendendo un analgesico e la mattina dopo non mi sarei più svegliata…”.

Maledetti analgesici, e dire –la nemesi- che di solito la gente gli analgesici li ingolla proprio dopo aver visto uno (uno dei due film) della Cucinotta. Comunque, Maria Grazia continua il suo attanagliante racconto. E lo rimastica, rovistando nella memoria fino al 21 dicembre scorso, giorno in cui la malattia poteva ghermirla come l’artiglio d’un Fato crudele; e il suo sguardo è basso, sofferto, e lei è avvolta in una scollatura più soda e palpitante di un calcagno di Giorgio Rocca. Sospiro. Ecco che si dipana il dramma: “Da giorni non mi sentivo bene”.

Uno dice: poveretta. “Oltre ai dolori avevo anche qualche linea di febbre, perciò mi sono curata con un antibiotico…”. Uno ridice: grande Maria Grazia, aveva la febbre e nemmeno un sussurro; e s’è ciucciata l’antibiotico senza proferir verbo (certo, l’avesse fatto si sarebbe aperto un dibattito sui congiuntivi, ma questo è un altro discorso…) al marito, senza un lamento, senza nemmeno avvertire il suo ufficio stampa. “…Quella sera i dolori si erano fatti acuti , dovevo decidere in pochi minuti: prendo una pasticca di antinfiammatorio o vado in ospedale?”. Un dilemma shakespeariano, difficile decider così, in un batter di ciglia, il destino d’una vita soprattutto se è la tua. Dubbi imponderabili. Come Consorte che si dibatte: “Parlo o non parlo?”, come Milano indecisa su “Meglio Ferrante o la Moratti?”, come la Palestina che sballa: “Meglio Hamas o la democrazia?” .

Eppoi, volgendo il turgido seno alle umane cose, Maria Grazia fa la rivelazione: “avevo la peritonite e non lo sapevo”. Ecco. Ci sono volute quattro pagine e la copertina di un importante settimanale per svelarne il segreto.

La notizia non è che la Cucinotta vinceva l’Oscar, si sposava con Tom Cruise, o si candidava per Mastella. No. La Cucinotta aveva la peritonite. Dopo “Gente” è previsto uno scoop di Maria Grazia con la gengivite; seguirà “ Vanity fair” con Maria Grazia con il piede valvo e la scoliosi; infine “Chi” offrirà ai lettori i particolari di Maria Grazia con l’alitosi con annessi brani di meteorismo.

Ora, negli anni 80, la rivista satirica “Cuore” firmata da Michele Serra brillava per una pregevole rubrica: “Ecchissenefrega”. Possibile che ogni volta che si parla della Cucinotta il dramma umano si trasfiguri, sistematicamente, in una puttanata micidiale?

PS A proposito di copertine inutili: che ci faceva Scooby Doo che trainava Ilaria D’Amico su Vanity Fair?…

Francesco Specchia