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Le fasi della trasmissione

Rockpolitik, da Santoro a Ligabue

Un appello alla libertà di espressione, anche attraverso il microfono offerto a Michele Santoro e un lungo monologo dedicato alla distruzione dell'ambiente e al sogno di poter abbattere le brutture: la prima puntata di Rockpolitik è stata dominata da questi due elementi.

Un inizio no global, con riferimenti ai poveri del mondo che non vengono ascoltati dall'Occidente ricco, Depardieu che legge il poeta Kavafis ("come faremo senza barbari?"), immagini minacciose, rumore di elicotteri e poi l'elenco di ciò che è rock e ciò che non lo è (alla fine la rivelazione definitiva: "il Papa è rock").

Poi Celentano passa ad uno dei due argomenti caldi: la libertà di espressione. Ricorda l'editto di Sofia di Berlusconi contro Biagi, Santoro e Luttazzi (e lo fa rivedere e riascoltare) poi offre il microfono ad un emozionato Michele Santoro che grida "viva la fratellanza e la libertà" e rivendica: "Grazie, Adriano, di avermi dato un microfono. Ma io voglio il mio microfono, quello che hai tu. Voglio entrare in studio, vedere le musiche, le scenografie, le luci, decidere cosa raccontare e come raccontarlo. Finché non lo avrò, non sarò tornato ad essere quello che ero, la persona che penso di dover essere".

Celentano canta le sue canzoni, duetta con Ligabue, utilizza in realtà poco l'enorme studio che richiama una metropoli contemporanea, dà uno spazio piccolissimo a Luisa Ranieri, ma dedica circa mezz'ora ad un monologo tutto centrato sull'idea che "la cultura non nasce dai libri ma da come mettiamo un mattone" e che sindaci di destra e di sinistra (compreso Albertini) sono accomunati dall'aver permesso di costruire palazzi di cemento, "mostri spaventosi che alimentano lo stress dove il minimo è l'esaurimento nervoso".

Tutti i politici per Adriano sono colpevoli di aver "orrendamente sfregiato la cultura". "Sinistra e destra - dice l' ex Molleggiato - tutti dicono che vogliono un cambiamento radicale, bè è questo, un mondo più bello. Direte che è utopistico, ma intanto stiamo andando verso la rovina e i ghiacciai si sciolgono". Per questo lui non farà "il tifo per Prodi o Berlusconi, ma per chi dei due si avvicini a questo sogno: dovrebbe essere facile, ci vuole pizzico di coraggio per abbattere le cose brutte".

Insomma, è l' Adriano della via Gluck tornato prepotentemente a fare dell'ecologia, della libertà e dell'autenticità (con tanto di elogio dei bambini che "non sono ipocriti né arrivisti perchè sono migliori degli adulti, non nascondono niente, sono come li vedi candidi, sinceri") la sua bandiera politica.

E ce n'è anche per quegli immobiliaristi che hanno dominato la scena mediatica negli ultimi mesi: "gli immobiliaristi - dice -, la parola già naturalmente non è simpatica: sono quelle bestie ricche, bestie, ma che non puzzano, anzi sono profumati però dove passano loro non cresce più l' erba, avvelenano l' aria e rubano spazi alla gente".

Il resto, dalle canzoni come Azzurro e L'arcobaleno, a Cornacchione vestito come Berlusconi a Maurizio Crozza-Gipsy King che dedica "a Sabina" (Guzzanti) la sua Zapatero, Zapatera e poi arriva su un gommone nei panni di Bush sono poco più che comparse. Così come i famigerati filmati (su Kennedy, il Vietnam, la bomba atomica, i bambini storpiati dalle bombe ecc), Luisa Ranieri (primo intervento solo alle 23), con cui Adriano dialoga sul tema della democrazia ("se ci fosse stato Mussolini avrebbe comprati le televisioni") e le immagini della tv trash (l'Isola, ma anche Porta a porta) che interrompono la canzone Ancora vivo.

Il direttore generale della Rai è sembrato contento, il presidente della camera Casini ha fatto gli auguri, Del Noce ha praticamente confermato la sua autosospensione.