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Modesta proposta: cucinare la Clerici

Il telebestiario di Francesco Specchia

Ufficio stampa

Modesta proposta. Dopo Gordon Ramsey, i fighetti di Masterchef, Benedetta Parodi, perfino Tessa Gelisio e la Balivo, perchè un programma di cucina possa scuotermi dal torpore dovrebbe essere perlomeno affidato ad Hannibal Lecter, o ai sopravvissuti delle Ande.

Cioè a quel gruppo di persone perbene che, esasperate da un naufragio morali e in alta quota, si misero a spadellare cous cous di carne umana. La Clerici come piatto unico -ben tornito, ipercalorica, propensa al frollo, speziata per tutti i tipi di palati, servita flambé - sarebbe perfetta. E allora, dài. Perchè non provare a ravvivare quest'inutile programma, La terra dei cuochi (Raiuno, venerdì, prime time), a spingere il super-chef Davide Scabin -che consiglia e raccomanda «mangia come pensi, cucina come ami» senza essere ascoltato neanche dall'addetto alle luci- di cimentarsi in qualcosa di nuovo? Così, almeno, quegli otto concorrenti che si battono per 120mila euro in gettoni d'oro (tra costoro, unico frisson di gossip, Valentina Scarnecchia figlia dell'ex calciatore e di Parvin Tadjik attuale moglie di Beppe Grillo) avranno qualcosa da raccontare ai nipoti. Qualcosa di umano, intendo. Così, gli ospiti vip e bellocci -Walter Nudo, Giorgio Mastrota, Flavio Monntrucchio- non arrossiranno più alle gaffe della Clerici che, sfidandoli nella caccia al «mestolo più lungo» vellica l'innominabile in una ricicciata giostra di doppisensi («Non fate battute sceme...»). Così, tutto quel cotè sadico -madri e figlie condannate al buio dai parenti stretti, lo scavo psicologico e impudico nelle segrete ambizioni e debolezze delle concorrenti- potrà neutralizzarsi in un rito antropofago propiziatorio. Così, almeno, Giancarlo Leone, pregiato direttore di Raiuno, capirà che non bastano 3 milioni 547mila telespettatori (share 14.39%) per giustificare un ammasso di vecchie idee mantecate alla rinfusa in una scenografia da Star Trek dei poveri, e suppellettili, piatti, fornelli votati alla rivalutazione del cibo precotto, dello scatolame, del cibo povero all'ombra della crisi.

A proposito di crisi. Ce n'è una, creativa, grossa come una mensa aziendale dalle parti della rete ammiraglia. Servire l'Antonellona in salmì aiuterebbe a ravvivare l'estro, e a digerire il canone...