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Brasile 2014, la Germania è campione del mondo

Argentina sconfitta 1-0, decide Gotze nel secondo supplementare

cerimonia chiusura
Afp

La Germania è campione del mondo.

Al Maracanà la squadra di Loew batte 1-0 l'Argentina dopo 120 minuti di battaglia grazie a un bellissimo gol di Mario Gotze, entrato a una manciata di minuti dal 90esimo. I tempi regolamentari si erano chiusi sullo 0-0, con l'Argentina pericolosa due volte con Higuain e Howedes fermato solo dal palo. Nel primo supplementare grande occasione per Palacio, che fallisce a tu per tu con Neuer poi, quando i rigori sembravano inevitabili, ecco il gioiello di Gotze che fa esplodere la Germania intera e la Merkel in tribuna.

Brasile 2014, la Germania è campione del mondo

LA CRONACA MINUTO PER MINUTO

Brasile 2014 doveva concludersi così. Con l'ultima maratona, con l'ultimo gol che fa la storia, non solo di una partita, ma di un mondiale. Goetze, minuto 113, con un colpo di classe pura, degno della nuova Germania che ha saputo ricostruirsi, rigenerarsi nel talento e nell'anima. Prima, uno 0-0 nota stonata della sinfonia del mondiale del gol, ne bastava uno per stabilire il nuovo record assoluto ed è arrivato all'ultimo tuffo, a dispetto di una gara che per almeno due terzi della sua durata regolamentare ha disseminato attimi fuggenti a go-go. Pali, fuorigioco, grossolani errori di mira hanno negato alle protagoniste la possibilità di passare in vantaggio, e si sa quanto una rete rompighiaccio, a queste altezze, possano rendere con grandi interessi. Germania e Argentina, così, si sono trovati progressivamente a fare braccio di ferro, garra contro disciplina, in comune la ferrea determinazione, la voglia di uscirne fuori con la Coppa, distrutti sì, ma con la Coppa. E alla fine di una lotta tra giganti, ancora una volta, loro. I tedeschi. E meritatamente, in definitiva.

LA PARTITA
Il tema tattico più logico, fin dai primi giri di orologio, viene rispettato: e la partita più importante ne guadagna immediatamente. La Germania fa suo il pallone, occupa gradualmente la metà campo argentina, cerca di sfondare soprattutto dal lato destro, dove agisce Mueller. L'Argentina si arrocca, ma è prontissima a fare scattare il contropiede: la fascia sinistra dei tedeschi, dove agisce Howedes, è la prima autostrada a disposizione di Lavezzi, Messi, persino di Zabaleta. Mascherano, al solito, è il perno, l'allenatore in campo, l'Argentina si spaventa un po' dai lati, mai al centro dove opera il "Jefecito" del Barcellona. La Germania non passa, ma va in overdose di sicurezza: quella che a metà tempo fa compiere a Kroos una sciocchezza formato gigante, con retropassaggio di testa preciso e ballonzolante davanti al destro di Higuain, rimasto completamente solo davanti a Neuer, che come tanti grandi campioni ha le stelle dalla sua parte. La conclusione è una ciabattata a lato, il possibile ko tecnico viene gettato nella spazzatura. E' il rimpianto più grande, non l'unico, di un'Argentina che trova spazi da fantascienza per una finale mondiale. Loew, infatti, ha scelto di sostituire il giovane Kramer (stordito da una spallata molto velenosa di Garay) con Schuerrle: Lahm rimane terzino, il centrocampista avanzato Kroos fa il mediano, davanti tutti insieme il neo-entrato, Mueller, Klose e Oezil. Alla faccia del "guardiolismo" e dei "falsi nueve". Ma dietro, la Germania tanz che è un piacere: Higuain viene fermato dalla bandierina del guardalinee Stefani, Messi e Lavezzi tagliano in due le deboli difese teutoniche, il gol viene sfiorato a più riprese, così come dall'altra parte: e il palo colpito dal gigante Howedes su calcio d'angolo un sospiro prima dell'intervallo è il sigillo a uno 0-0 bugiardo, figlio illegittimo di una finale impensabilmente aperta, frizzante, disputata da pugili che si picchiano a mani aperte.

E il volto della finalissima diventa ancora più aggressivo nella ripresa, quando dal tunnel sbuca Aguero e non Lavezzi, uno dei primi della classe nei 45' iniziali. Affaticamento, forse, o più probabilmente cambio tattico: Sabella si sente comunque coperto a centrocampo e gioca la carta del Kun per mettere ulteriormente in ambasce negli uno contro uno la linea tedesca, fisica quanto si vuole, ma certamente non velocissima. La prima parte del tempo dà ragione al c.t. dell'Albiceleste: ma l'Argentina spreca ancora, e spreca proprio col teorico uomo in più. Messi, che non ingrana, che non riesce a prendere in mano lo scettro più pesante, che anzi al termine del primo tempo è stato pescato dagli obiettivi alle prese con un nuovo attacco di vomito. La Pulce tramonta come il sole su Rio e con lui, purtroppo, anche il nostro Rizzoli: perlomeno dubbia la decisione di concedere fallo a favore della Germania in un'azione dove Neuer, sul lato corto dell'area, esce a ginocchio alto travolgendo Higuain: possibile rigore, possibile rosso, sicuro fallo del portierone tedesco. E invece. Le bollicine argentine sembrano sgasarsi qui, su quest'altra recriminazione: la Germania sembra avere più gamba, quando i minuti da giocare si riducono sembrano aumentare le fiches tedesche. Che però non vengono pressoché mai gettate in direzione di Romero, lo stoccatore Mueller non è mai al momento giusto nel posto giusto, e inoltre ha corso pure lui come un pazzo.

Finisce inevitabilmente ai supplementari, finisce inevitabilmente con la Germania che raggiunge l'Argentina nel girone degli scoppiati. Eppure sono ancora i tedeschi a tentare di produrre gioco, e sono ancora i gauchos che ogni tanto si trovano spalancate le porte del paradiso in contropiede: Palacio, però, non è il puntualissimo finalizzatore del campionato italiano. Quando i rigori si stanno materializzando, quando sembra che ancora una volta i portieri debbano contrassegnare questo mondiale brasiliano, il lampo che squarcia la notte del Maracanà. E' di due ragazzi della new wave tedesca, Schuerrle scende e crossa da destra, Goetze - entrato in punta di piedi durante la gande lotta - si infila, stoppa, incrocia un magnifico sinistro. Palla dentro, è il 113', tempo ce n'è, energie no. Una punizione calciata malissimo da Messi al 121' è il vero triplice fischio: Maradona rimane il mito di un'Argentina che piange la grande, irripetibile occasione di incoronarsi sul campo del nemico. La gioia è nera, rossa, gialla, colori diversi che si integrano meravigliosamente bene. Wunderbar, Deutschland. E complimenti sinceri e sentiti dal vostro incubo Italia.