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Gea: Amoruso lancia accuse ai Moggi

"Trasferimenti obbligati per minacce"

Un'affermazione di dura condanna nei confronti dell'atteggiamento che la Gea, la società di procuratori sotto accusa per concorrenza illecita, tenne nei confronti di Nicola Amoruso, ex giocatore della Juve costretto a trasferirsi al Perugia.

"Luciano Moggi mi minacciò di non farmi più giocare - ha detto al processo - Dopo Perugia con Alessandro Moggi dovetti accettare il Como, una società in odore di fallimento".

Tanti gli argomenti sviscerati con Nicola Amoruso che ha detto la sua sull'attività svolta dalla Gea. Minacce, costrizioni ad accettare determinate destinazioni a cifre stabilite dalla società di procuratori anche contro il parere dei propri assistiti, questo quanto riferito dal giocatore della Reggina, all'epoca dei fatti tesserato per la Juventus. Se Amoruso, da una parte, ha confermato di aver lasciato il suo ex procuratore Antonio Caliendo per passare "senza pressioni" alla Gea, il calciatore ha ammesso tutte le magagne combinate da Alessandro e Luciano Moggi. "Fui mal consigliato - ha spiegato - se fossi stato più maturo non avrei accettato di passare alla Gea. Con loro ho avuto rapporti pessimi e c'è ancora in corso un procedimento civile per gli emolumenti dovuti a Caliendo". I contrasti, ha riferito il calciatore, sorsero quando Amoruso capì che non sarebbe mai andato, dopo aver militato nel Napoli (era in comproprietà con la Juve) alla squadra bianconera. Fu infatti praticamente costretto a trasferirsi al Perugia di Gaucci con una decurtazione dei suoi compensi ammontanti a oltre 3 mld di lire dopo che Caliendo, prima della rottura, aveva stipulato per lui con la società di Corso Galileo Ferraris un contratto di 4 anni.

"Dopo il rinnovo con la Juventus, fui costretto a trasferirmi al Perugia, la cui politica mirava alla riduzione degli ingaggi - ha precisato - Ho subito pressioni da Alessandro Moggi, mi fece parlare con suo padre che minacciò di non farmi più giocare se non avessi lasciato la Juve. E pure Gaucci mi disse che se non mi fossi ridotto l'ingaggio non sarei sceso in campo. L'anno dopo andai al Como, società retrocessa e prossima al fallimento. E poi al Modena: anche lì c'era Moggi di mezzo. Passai al Messina e quando pensai al nuovo contratto da firmare, seppi che tutto era stato bloccato". A conferma dei giochi di potere che la Gea era solita esercitare nel tentativo di controllare tutti i movimenti di mercato della gran parte delle società di serie A che gli sono valse l'accusa di concorrenza illecita per la quale il processo è ancora in atto e che vedrà passare al vaglio dei giudici chiamati a decidere molti altri nomi di calciatori e società 'incastrate' da un monopolio finito soltanto con lo scandalo di Calciopoli.