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Davydenko: "Atp? Sono stati idioti"

"Indagano me, ma poi puniscono Starace"

Nikolay Davydenko sceglie la linea dura e chiede con fermezza che l'indagine a suo carico trovi una svolta, per chiudere questo periodo passato al centro dei sospetti.

"L'Atp ha agito in maniera idiota - attacca frontalmente il russo -. Hanno cominciato da me e poi hanno finito per punire Starace". Una stoccata decisa, che vuole ottenere un riscontro definitivo da parte degli organi inquirenti dello sport della racchetta.

E' un peso che non accetta più di portarsi in giro per il circuito, specie ora che la racchetta è tornata a roteare. Nickolay Davydenko è stato il primo 'big' a finire nel mirino della commissione d'indagine promossa dall'Atp, nonostante finora non sia stata decisa alcuna sanzione a suo carico. "Voglio difendere la mia reputazione", afferma il russo, al centro dello scandalo sui match truccati da ormai sei mesi. Il fatto che ha convinto i vertici del tennis a inserire il suo nome tra quelli degli atleti da 'torchiare' risale al torneo di Sopot, quando si ritirò dopo aver vinto il primo set contro Vassallo Arguello. "E' una storia che va avanti da mesi e che potrebbe durare tutta la vita - afferma il tennista da Doha, dove è impegnato nel primo appuntamento stagionale -. Non è ancora finita; è cominciato un nuovo anno e la situazione è peggiorata. Io non posso far altro che pensare a giocare".

Per ora, gli unici tennisti ad aver pagato sono stati i tre azzurri, Bracciali, Di Mauro e appunto Starace. "Sono un tennista, sono paziente - dice con un sorriso appena accennato Davydenko -. All'inizio di dicembre ho messo a disposizione documenti relativi alle mie telefonate. L'Atp ha chiesto anche dati relativi a mia moglie e a mio fratello: a quel punto abbiamo negato il consenso. Se permettessimo una cosa simile, chiederebbero documenti anche a mia nonna". Un altro schiaffo a chi, secondo l'interessato, sta tenendo un atteggiamento poco coerente e sta tirando per le lunghe una situazione che non può non avere ripercussioni professionali, persino in campo. Una richiesta d'aiuto, poco convinta ma tutt'altro che rassegnata; perché questo periodo di instabilità finisca al più presto, in un modo o nell'altro. Insomma, quasi meglio l'inferno di un limbo come quello che sta vivendo il numero uno del tennis russo.