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Razzismo, chi non vuole fermarsi

Toni e Spalletti: "No allo sospensione"

Il caso Zoro ha riportato in primo piano il problema del razzismo.

Tutti d'accordo nel condannare gli insulti razziali, meno sull'eventualità di sospendere la partita. "Il razzismo è una piaga - ha detto Toni - Ma non credo sia giusto fermare la partita". Gli fa eco Spalletti: "A sospendere le partite si correrebbe il rischio che i tifosi poi usino questa situazione come pretesto per decidere i risultati di una gara".

La polemica è stata innescascata da un botta e risposta in tv tra il difensore del Messina Zoro, vittima dello spiacevole episodio di razzismo durante la gara con l'Inter, e l'attaccante della Fiorentina Luca Toni. "Il razzismo è una piaga. Ma non credo sia giusto fermare la partita" ha affermato la punta viola. "Vorrei vedere se certi cori razzisti fossero contro Toni - ha risposto Zoro - se non facciamo qualche gesto evidente, questo problema non si risolverà mai".

Nella schiera dei contrari alla sospensione c'è anche Luciano Spalletti. "Sospendere le partite potrebbe essere una soluzione, ma si correrebbe il rischio che i tifosi poi usino questa situazione come pretesto per decidere i risultati di una gara. Queste povere persone, che hanno dei problemi, sono in minoranza - ha detto il tecnico della Roma a Radio Anch'io - e vanno trattate per quello che sono. Prima di tutto non gli va data importanza, dobbiamo combattere e batterci perche' questi episodi non avvengano, però senza pubblicità, senza permettere a questa gente di essere protagonisti. Abbiamo dimostrato di essere un paese civilissimo in tante situazioni, ma non riusciamo a trasferire questa civilta' all'interno degli stadi".

Choc le dichirazioni del tecnico del Lecce Silvio Baldini: "Do la mia solidarietà a Zoro - ha detto - ma visto che lui ha difeso le proprie ragioni parlando di razzismo, vorrei ricordare che anche in Africa c'è: e lì quello dei neri nei confronti dei bianchi è anche peggiore di quello italiano".

"Questi atteggiamenti devono finire - aveva infatti detto poco prima l'africano alla "Domenica Sportiva" - Se un giorno si darà la sconfitta a tavolino alla squadra i cui tifosi sono protagonisti di questi cori, forse capiranno che certi gesti non vanno più fatti". Poi Zoro ha rincarato la dose: "Ho già detto che la tratta degli schiavi è finita da secoli - ha proseguito - Ho fatto quel gesto di prendere il pallone e andar via d'istinto: volevo rispetto. Mi era successo già a Roma, mi ero incazz... e non è cambiato nulla. Non è cambiato nulla neanche dopo lo spot dei calciatori contro il razzismo. Il messaggio non è passato. La gente deve capire che andiamo allo stadio per divertirci, ma io torno a casa degradato da quei cori. Mi sento sporco". Ma cosa succederà se i cori si ripeteranno: "Non farò più nulla: credo che stavolta l'Italia abbia capito".

Molto duro l'attacco del vicepresidente federale Giancarlo Abete: "E' un fatto molto grave, la Federazione è intervenuta subito e ci sono degli accertamenti in corso. La lotta al razzismo ci vede tutti d'accordo. Esprimo la mia solidarietà a Zoro, stiamo facendo di tutto per rimuovere la piaga. Il razzismo è un problema italiano e mondiale, serve una battaglia frontale che tutti quanti dobbiamo affrontare insieme".

Totale solidarietà al giocatore da parte del presidente del Messina Franza: "Zoro si sente italiano, anzi un po' napoletano dopo tanti anni nella Salernitana. Succede troppo spesso, è ora di dire basta. In molti stadi d'Italia riceve questo trattamento. Io credo che Marc volesse rendere il suo gesto di protesta il più plateale possibile, perchè tutta Italia capisse. Ma non ha voluto fermare la partita per rispetto dei suoi compagni e degli avversari".