Il Congo lo ha fatto per non distrarlo
La Federcalcio congolese ha tenuto nascosta la morte del figlio di 18 mesi a Lomana Lualua, attaccante del Portsmouth, impegnato nella Coppa d'Africa con la maglia della propria nazionale. Secondo quanto sostiene il "Mirror", il giocatore sarebbe venuto a conoscenza del fatto, accaduto il 20 gennaio, solo venerdì scorso. I dirigenti africani hanno giustificato il tutto dicendo di non aver voluto distrarre il giocatore.
La salute di un figlio vale certamente di più di una manifestazione sportiva, quale che sia la sua importanza, questo vale o dovrebbe valere sempre e comunque. Tutto ciò, invece, non è stato ritenuto poi troppo importante dai dirigenti della Federcalcio congolese, che non hanno pensato, minimamente, di comunicare all'attaccante del Portsmouth, Lomana Lualua, impegnato con la nazionale del proprio Paese nella Coppa d'Africa, la morte del figlioletto di 18 mesi, tenendolo all'oscuro di tutto per circa due settimane. Infatti, il giocatore è venuto a conoscenza dell'evento luttuoso, accaduto il 20 gennaio, secondo quanto riportato dal tabloid inglese "Mirror", soltanto nella giornata di venerdì scorso. La motivazione, ingiustificabile, da parte della federcalcio è stata quella di non aver voluto distrarre l'attaccante dall'impegno nella manifestazione.
Lualua, padre di tre figli, è rientrato immediatamente a casa dopo la sconfitta del Congo contro l'Egitto nei quarti di finale di Coppa d'Africa. Il figlioletto dello sfortunato giocatore è deceduto per una malattia sconosciuta e proprio il 26 gennaio l'attaccante, ex Newcastle, aveva rilasciato un'intervista nella quale parlava in modo orgoglioso dei suoi tre figli, ignorando ancora l'evento. L'attaccante già lo scorso anno aveva rischiato la vita a causa di una forma di malaria, contratta in occasione di una gara valida per la qualificazione ai prossimi Mondiali. Inoltre, due anni fa, aveva ricevuto minaccie di morte dopo che la sua espulsione contro la Tunisia aveva pregiudicato il cammino del Congo in Coppa d'Africa.
Ma questa volta il comportamento della Federcalcio è andato al di là di ogni logica che un minimo di etica comporta, essendo i dirigenti della stessa federazione, probabilmente, padri di famiglia, resisi protagonisti della mostruosità di un gesto davvero poco degno.