Decisioni dubbie, Seattle non accusa
Mentre in Italia gli arbitri sono sotto accusa, negli Stati Uniti si è giocato il Super Bowl, la finale della Nfl, vinta dai Pittsburgh Steelers, con qualche decisione dubbia dei direttori di gara. Gli avversari, i Seattle Seahawks, non accusano gli "officials", ma elogiano gli avversari. "Mi dà più fastidio il fatto che non ci siamo espressi secondo le nostre potenzialità", ha dichiarato Holmgren, tecnico di Seattle.
Al di là di ogni sospetto, al di fuori dalle polemiche, nessun processo, nessuna moviola (anzi quella c'è già, in campo), nella quarantesima edizione del Super Bowl, la finale della National Football League, vinta dai Pittsburgh Steelers, grazie anche, a qualche decisione dubbia, a loro favore, presa dai direttori di gara. Ma l'evento mediatico sportivo per eccellenza, negli Stati Uniti, capace di richiamare l'attenzione di 130 milioni di telespettatori, è refrattario alle polemiche del giorno dopo, specie nei confronti degli "officials", ritenuti al di sopra di ogni sospetto, dove l'attenzione è concentrata soltanto sul gioco più o meno buono espresso dalle due squadre in campo, unico giudice, inappellabile, a determinare la vittoria finale.
Nessun accenno all'operato degli arbitri da parte degli sconfitti, i Seattle Seahawks, eppure i margini per protestare c'erano tutti: una meta non concessa, nel primo quarto, a Darrel Jackson, penalizzato per un contatto veniale, a quella accordata, con qualche dubbio, legittimo, e non fugato nemmeno dalla prova tv, a Pittsburgh. Eppure niente, il rammarico per gli sconfitti è solo nell'incapacità di tenere testa agli avversari e di non essersi espressi nel migliore dei modi: "Pittsburgh ha vinto con merito - ha dichiarato Mike Holmgren, tecnico di Seattle - Ci siamo allenati bene, e siamo arrivati qui preparati a dovere. E' vero ci è stata tolta una meta ed è stato assegnato un touchdown molto dubbio ai nostri avversari, e allora? A me dà più fastidio il fatto che non ci siamo espressi secondo le nostre potenzialità in molti settori del gioco. Abbiamo commesso troppi errori: la storia della partita è tutta qui".
Che dire, per una nazione, l'Italia, nella quale il legittimo o l'illegittimo sospetto è cosa normale, e figurarsi se lo è per una partita di calcio, peraltro neanche troppo decisiva. Un insegnamento di sana sportività, quello giunto dal tecnico di Seattle, da importare immediatamente. Chapeau, Holmgren!