Totti innervosito dalle responsabilità
Francesco Totti, lo scorso 24 maggio, si era presentato a Coverciano nella maniera migliore: un campionato straordinario, arricchito da 20 gol, una continuità di rendimento senza precedenti, stabiità di gambe e di testa. Solo tre settimane dopo, il Dottor Jekyll si è trasformato in Mister Hyde: contro la Danimarca, un crescendo rossiniano alla rovescia partito da una prestazione opaca, passato attraverso il "grido di dolore" sulle scarpette nuove e l'antipatico fallaccio da espulsione su Henriksen e chiuso ora da immagini che spazzano via in un attimo tutte le speranze di vederlo definitivamente consacrato anche sulla grande scena internazionale.
Cosa è successo nella testa di Totti? Perchè questo nervosismo? La ragione principale sembra essere l'eccessiva responsabilità di cui si sarebbe sentito caricare da Trapattoni e da tutto l'ambiente azzurro in vista del grande appuntamento continentale. "Totti è il migliore, uno come lui non ce l'ha nessuno, è il nostro Picasso, ci porterà in alto": il c.t.canta questo ritornello fin dai primissimi giorni di Coverciano e Francesco, a quanto pare, è rimasto schiacciato dal barile che gli ha scaricato il Trap, alla disperata caccia di appigli a cui apporre le sue deboli speranze di vittoria. Qualcuno potrebbe obiettare che anche a Roma Totti è il simbolo, il leader, il giocatore di maggior classe e di conseguenza sul quale pendono le più forti aspettative: ma la Lupa, per il n.10, è una casa, una famiglia, non è solo la squadra per cui gioca. Per Totti è naturale, fisiologico, "essere" la Roma. Mentre non lo è affatto "essere" la Nazionale. Vincere, giocare bene e magari anche da solo, visto le condizioni non eccezionali (è un eufemismo) delle altre stelle della squadra; inoltre, magari, fare anche da mediatore per Antonio Cassano, diamante ancora troppo grezzo nei rapporti col gruppo, col mister e con i media. Il tutto davanti all'intera opinione pubblica italiana, non a Roma e ai seppur numerosi tifosi romanisti: troppo, forse, per un giocatore dai fenomenali piedi, dal grande cuore e da una testa non ancora da star mondiale. E in un attimo, purtroppo, è tornato "Pupone".
Sulle spalle già cariche di Totti, poi, si sono aggiunte anche le voci sul futuro della Roma, che, ovviamente, diventano le voci sul suo futuro personale. Quell'ultimatum a Sensi lanciato dall'aula magna di Coverciano ("Voglio 5 acquisti o mi considero sciolto" "Il Milan? Mai dire mai") solo pochi giorni dopo la solenne promessa fatta al Trap di non essere distratti dai rumors di mercato era chiaro indice di preoccupazione, di poca serenità. E forse anche di un'inquietudine interiore determinata dal possibile avvicinarsi del giorno che Totti, anzi, che "Francè" non vorrebbe vmai ivere: quello dell'annuncio del suo trasferimento al Milan o al Real Madrid, che in ogni caso significherebbe l'addio alla Magica. Ci possono essere in ballo tutti i soldi del mondo, ma per un ragazzo sensibile e attento ai sentimenti come Francesco è una cosa tutto meno che banale: è l'uscita dalla casa natale, della famiglia, il momento che per tutti i giovani del mondo significa diventare grandi. E a 28 anni, ormai, Totti "deve" diventare grandi.