FOTO24 VIDEO24 Logo Mediaset ComingSoon.it Donne logo mastergame Grazia Meteo.it People sportmediaset_negative sportmediaset_positive TGCOM24 meteo.it
Podcast DirettaCanale 51
Temi del momento

Tosca: "Vi porto con me nel magico mondo della musica popolare"

La cantante ha appena pubblicato lʼalbum "Il suono della voce" e il 17 novembre sarà protagonista al teatro Manzoni con lʼomonimo spettacolo. "Abbiamo dimenticato la nostra cultura - dice a Tgcom24 - ma dà emozioni uniche"

tosca
ufficio-stampa

Si intitola "Il suono della voce" il nuovo album di Tosca, esattamente come lo spettacolo che la cantante porta in scena il 17 novembre al teatro Manzoni di Milano. Un'emozionante viaggio nella musica del mondo raccontato attraverso canzoni edite, inedite, adattate, in lingua originale o stralciate. "Noi italiani abbiamo dimenticato la nostra cultura - dice lei a Tgcom24 - ma può essere uno tsunami di emozioni".

Tosca: "Vi porto con me nel magico mondo della musica popolare"

L'album è la "summa" di 10 anni di attività, in cui la cantante spazia tra sonorità diversissime, dal klezmer alla musica brasiliana, dai suoni balcanici alla canzone napoletana, e persino a una strepitosa versione di "Prisencolinensinainciusol" di celentaniana memoria. Senza contare i brani inediti come la canzone che dà il titolo al lavoro e che è stata composta per lei da Ivano Fossati.

Dal titolo sembrerebbe che l'accento venga posto prima ancora sulla voce che sulle canzoni. E' così?

C'è una frase all'interno del pezzo che recita "ne dice di cose il suono della voce". Il brano parla di due che parlano di amore all'interno di un portone. Ovviamente Fossati ha fotografato quel suono di voce. Ma in tutto il pezzo si parla della potenza della voce e dell'amore. Questa canzone può essere una bellissima dichiarazione d'amore e allo stesso tempo un inno alla vita.

E come mai l'hai scelto poi come titolo dell'intero disco?
Perché è da tempo che faccio studi sulla musica del mondo. Ho fatto tanti spettacoli in cui mi sono immersa in tante etnie, in vari colori, andando a scoprire cose che solo la musica popolare ti dà. La musica popolare è veramente magica. Una volta che ti immergi in quel mondo vieni investito da uno tsunami di emozioni, difficilmente ti accontenti delle cose più elementari o delle regole di marketing. La musica popolare è una seconda pelle e in qualche modo ti senti tutelata da questa sorta di appartenenza, che ti fa stare bene.

Come siamo noi italiani nei confronti della nostra tradizione?
Piuttosto disattenti. Tendiamo a snobbare la nostra cultura, la giudichiamo vecchia e oleografica e così la lasciamo patrimonio di chi effettivamente la rende tale, perché la lascia lì, non la rivitalizza. Se invece ce ne appropriamo, in qualche maniera la facciamo vivere. Un po' come il Portogallo ha fatto con il Fado, che è patrimonio dell'Unesco. Da noi la gente soffre di esterofilia e più facciamo "yeah yeah" e più siamo felici, ci sentiamo, per finta, facenti parte di qualcosa.

Tu come sei arrivata alla musica popolare?
L'ho approcciata dopo che mi sono sentita tutelata dalle culture altre. A un certo punto mi sono trovata immersa nella musica yiddish e scoprendo le varie influenze, prese nel corso delle varie migrazioni del popolo ebraico, sono arrivata a chiedermi: "Ma la mia cultura? Dov'è?".

E dove l'hai trovata?
Sono partita dalla cultura romana. Il primo contatto, fulminante è stato con uno spettacolo fatto con Nicola Piovani, "Semo non semo", nel 2008. Ma ancora ero bloccata dall'influenza della gente che avevo intorno. Quando invece mi sono lasciata andare ho iniziato a esplorare la musica siciliana, quella napoletana. Ma anche quella italiana in genere, perché per me fanno parte della musica popolare anche le grandi cose di De André o di De Gregori.

Partendo dall'album questo tuo viaggio poi come si concretizza sul palcoscenico?
L'impianto è molto teatrale ma è adattabile a qualunque contesto grazie a un percorso drammaturgico forte. La regia e i testi sono curati da Massimo Venturiello e lui partendo da "Il libro dell'inquietudine" di Pessoa, che è l'emblema del viaggio dentro di sé, il viaggio della vita, ha creato un filo emozionale molto intenso che unisce vari quadri legati a diverse etnie. Poi ci sono gli splendidi musicisti della Bubbez Orchestra, un'isola di luci e tanti microfoni che rappresentano le tante voci del mondo... .

PER INFORMAZIONI
Teatro Manzoni - Via Manzoni, 42 - Milano
tel. 02 7636901
cassa@teatromanzoni.it
Per prevendita telefonica: numero verde 800 914 350