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Quarant'anni fa ci lasciava Vittorio De Sica

Attore e regista, 4 Oscar, fu tra i padri del Neorealismo: una leggenda tutta italiana

vittorio de sica
ansa

Il 13 novembre del 1974 nell'anonimo borgo parigino di Neuilly sur Seine, finiva la vita e cominciava la leggenda di Vittorio De Sica. A 73 anni si spegneva un voce inimitabile del cinema e della cultura italiana, un volto tanto popolare che fu solo per via delle sue simpatie (più di cuore che di formazione) per la sinistra italiana che non vennero celebrati quei funerali solenni che il suo pubblico si aspettava.

Quarantʼanni fa ci lasciava Vittorio De Sica

Espatriato per combattere il cancro - In Francia, Vittorio era andato per curare un tumore ai polmoni e la lontananza dalla sua Italia pesò certamente su una morte in fondo solitaria e appartata. Oggi riposa al cimitero monumentale del Verano a Roma, ma la sua eredità artistica, fortemente legata allo spirito napoletano (nonostante fosse nato a Sora il 7 luglio 1901), è davvero un patrimonio italiano e universale insieme.

La spigliata commedia dei "telefoni bianchi" del De Sica attore. Il neorealismo col suo occhio dietro la cinepresa. Il gran teatro di rivista e la scena musicale della canzone napoletana. Perfino il costume italiano gli deve molto, tra maschere d'attore immortali (il maresciallo della serie "Pane, amore e"), turbolenta vita privata (un doppio menage matrimoniale che fece scandalo) e impegno politico (fu tra i padri dell'associazionismo di categoria e il suo discorso al primo sciopero nazionale dello spettacolo resta tra le pagine più belle della sua vita).

In Vittorio De Sica convivono insomma mille anime che, tutte insieme, rappresentano il paese attraverso i suoi momenti più drammatici ed esaltanti, dal fascismo all'antifascismo, dal neorealismo al boom. Furono lui e Rossellini, su binari diversi e paralleli, ad aprire al cinema italiano una nuova stagione ("Sciuscià", 1946 e poi "Ladri di biciclette" del 1947, mentre Rossellini firmava "Roma città aperta"). Fu per un suo film ("Umberto D", 1952) che il sottosegretario Giulio Andreotti aprì una polemica destinata a diventare celebre sulle responsabilità del cinema ("I panni sporchi si lavano in famiglia").

I quattro Oscar conquistati - Fu il suo cinema a portare all'Italia i primi Oscar e a fare di Vittorio de Sica il regista italiano più premiato (ben quattro statuette). L'anno in cui morì Ettore Scola gli dedicò uno dei suoi capolavori, "C'eravamo tanto amati", ma la sua eredità è di tale portata che il cinese Wang Xiaoshuai nel 2001 firma con "Le biciclette di Pechino" un dichiarato remake del suo capolavoro.

Attore in ben 158 pellicole, regista di 34 tra lungometraggi e film a episodi, spesso autore non accreditato per esigenze "alimentari" (a causa della passione del gioco accettò spesso lavori su commissione), De Sica domina almeno tre stagioni del cinema: come "attor giovane" acquisisce una popolarità assoluta che poi travasa con grandissimo mestiere da autodidatta nelle sue interpretazioni della maturità; come regista compone con Cesare Zavattini un duo di formidabile creatività e capacità innovativa nel linguaggio delle immagini; come grande virtuoso del racconto firma opere di forte intensità manierista culminate nell'Oscar per "Il giardino dei Finzi Contini" del 1970.