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Hozier: "Il mio inno alla libertà di essere se stessi mi ha stravolto la vita"

Esce anche in Italia lʼalbum del cantautore irlandese che nel 2014 ha ottenuto il successo mondiale con la sua "Take Me To Church"

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Ci sono canzoni che riescono a fare magie. Perché il boom che il cantautore irlandese Hozier ha fatto con la sua "Take Me To Church” è a dir poco magico. Quasi 100 milioni di streaming su Spotify, 80 milioni di visualizzazioni per il video su YouTube: numeri da far girare la testa. "Cerco di non pensarci e vado avanti per la mia strada - spiega lui a Tgcom24 -. E' arrivata alla gente l'onestà con cui ho scritto il brano".

Hozier: "Il mio inno alla libertà di essere se stessi mi ha stravolto la vita"

Ha chiuso il 2014 al primo posto nella classifica italiana dei singoli più venduti, e ora inizia il 2015 con la pubblicazione dell'album eponimo, uscito da noi il 13 gennaio dopo che in Gran Bretagna e negli Stati Uniti aveva già dato l'assalto alle classiche nei mesi scorsi (secondo posto negli Usa). Un successo planetario merito di una canzone come "Take Me To Church" che è letteralmente esplosa al di là di ogni aspettativa. "Quando la stavo componendo ero felice di come stava venendo - spiega lui -, è stata in un certo senso il punto di raccolta di una serie di idee che mi erano frullate in testa per lungo tempo. Ho avuto la sensazione sarebbe potuta piacere ma pensavo a un gruppo molto più ristretto di persone. E invece...".

Invece parliamo di numeri da far girare la testa. Un simile debutto mette un po' di pressione per il futuro?
Si, è incredibile. Cerco di non pensarci e di tenere la testa sulle spalle. Mi concentro su quello che sto facendo ora: scrivo nuove canzoni, ho un sacco di impegni, ho un'agenda fissata praticamente fino a metà dell'anno prossimo. Tutto questo mi permette di non pensare troppo a quello che sta accadendo. Prendo ogni giorno come viene.

Il video ha spinto oltre il significato stesso del brano mettendo l'accento sull'omofobia. Com'è è nata l'idea?
La canzone immagina un'organizzazione che spinge la gente a vergognarsi di alcuni aspetti di se stessi, dicendo chi e cosa puoi amare. Il video ha preso spunto dagli attacchi omofobici in Russia, che ci sembravano un esempio concreto di questa idea di negare la libertà di esprimere i propri sentimenti.

Da dove arriva il tuo amore per il blues e il gospel?
Sono cresciuto ascoltando moltissimo blues, anche perché quando ero a Dublino mio padre suonava la batteria in un gruppo. Il fascino della musica con radici africamericane, come il blues e il gospel, il jazz o il soul, mi ha quindi preso sin da bambino.

Non si può dire che il gospel sia oggi un genere per il grande pubblico. Secondo te cosa ha colpito così tanto la gente?
Non ne sono sicuro. Penso che sia arrivata l'onestà con la quale ho scritto la canzone. Ma ci sono anche motivi prettamente musicali. Ci sono molte armonie, cori, e l'effetto complessivo ha un grande impatto e grande feeling. C'è molta energia in questo coro di persone che cantano insieme.

Com'è è cambiata la tua vita in questi mesi?
Nell'ultimo anno la mia vita è stata completamente stravolta e non avrei mai immaginato che quella canzone potesse avere una simile ricezione. La mia vita è irriconoscibile. Sono sempre in viaggio, praticamente vivo in una valigia. Ma è fantastico, è un'opportunità incredibile.