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Jannuzzo: "In scena le mie radici"

Al Manzoni con "Girgenti amore mio"

Gianfranco Jannuzzo torna al one man show e lo fa con una dichiarazione d'amore alla sua terra.

"Girgenti amore mio" debutta martedì 1 dicembre al Teatro Manzoni di Milano dove resterà in scena fino al 3 gennaio. "La mia sarà una ricostruzione senza paraocchi - dice l'attore a Tgcom -, dove amore e critica si fondono per raccontare una terra dalle tante qualità e dalle mille contraddizioni".

Dopo la parentesi di "Liolà" e de "Il divo Garry", l'attore siciliano torna quindi al monologo sul stile di "Nord e Sud", nel quale racconta l'Italia attraverso tipi, caratteri, tic, pregi e difetti di personaggi titpici delle nostre vite di tutti i giorni. Tanto che Jannuzzo parla della Sicilia e di Agrigento per parlare di tutte le città... "Secondo me parlando di Agrigento finisco con il parlare di 'Milano amore mio', 'Trieste amore mio' - spiega - Ho immaginato che parlando della mia città finisco con il parlare della città di ognuno di noi. Perché quando si parla delle nostre radici, dei luoghi dove siamo nati, i ricordi sono comuni".

Cosa ha scelto per descrivere la sua città natale?
Ho finito con il privilegiare i ricordi più divertenti, non solo le cose più nostalgiche, romantiche e poetiche. I personaggi che popolano una città, queste facce un po' senza nome che costituiscono il ricordo di quello che hai, visi magari poco noti ma che rappresentano la tua città ogni volta che ci ritorni.

Qual è il suo legame con Agrigento?
Io purtroppo non ho più la fortuna di abitarci ma il legame è ancora fortissimo. Ogni volta che torno vado a ricercare i posti dove ho vissuto, mi piace coltivare le amicizie di un tempo. Insomma, il cordone ombelicale è molto difficile da spezzare.

Che Sicilia trova uno spettatore che assiste allo spettacolo?
Dopo "Nord e Sud" volevo riproporre un altro aspetto, accanto al divertimento fine a se stesso. Scherzo su certe nostre intemperanze senza troppe indulgenze. In questo spettacolo c'è anche una forma di autocritica, non si dimenticano le molte contraddizioni di una terra che ha avuto la Mafia e Federico II, che è stata ponte di culture prendendo il meglio da tutti ma rimanendo sempre fedele a se stessa.

Come in "Nord e Sud" la regia dello spettacolo è affidata a Pino Quartullo, una collaborazione che si rinnova...
Sì, con Pino c'è davvero una grande sintonia, nata trent'anni fa quando ci siamo conosciuti studiando insieme nella scuola di recitazione di Gigi Proietti. La sua è una regia molto bella con anche delle musiche davvero interessanti curate da Francesco Buzzurro.

Dopo una parentesi di prosa classica è tornato al monologo. In quale situazione si trova meglio?
Sono le varie facce della stessa medaglia. Dopo "Il divo Garry" e "Liolà" diretta da Proietti avevo voglia di tornare a questo tipo di teatro non per fare il mattatore ma per avere un rapporto più diretto con il pubblico. Non voglio sembrare presuntuoso ma la capacità di passare dal comico al drammatico è una patente che mi tengo molto cara. Anche perché un ambito non è più semplice dell'altro. E' stato Garinei a insegnarmi che la disciplina è sempre la stessa, che tu faccia Shakespeare o la cosa più leggera.

Massimo Longoni

PER INFORMAZIONI
Teatro Manzoni
Via Manzoni 42 - 20121 Milano
Tel. 02 - 7636901 - Fax 02 76005471
www.teatromanzoni.it 
info@teatromanzoni.it