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Raffaele, un genio a suon di sax

Compositore, direttore di diversi gruppi a suo nome, direttore di un festival musicale che si svolge da qualche anno ad agosto a Sogliano Cavour, paesino del leccese, e soprattutto una promessa del sax.

Raffaele Casarano ha pubblicato il nuovo album "Replay". Il grande trombettista Paolo Fresu gli ha portato fortuna e lo supporta nella sua avventura musicale. Raffaele racconta il suo incontro con il Maestro, complici Parigi e il freddo...

Hai iniziato a studiare il sax a sette anni. Com'è scattato il colpo di fulmine con lo strumento musicale?
Sono stato letteralmente stregato dal suono di Parker, mentre girava un suo disco nel lettore di un amico di famiglia. Ero a Bari e mi piaceva molto l’atmosfera che si respirava in casa e questo suono in particolare mi colpì davvero tanto. Per me quell’atmosfera era data dal sax. Così grazie anche alla pazienza dei miei genitori nello spingermi a studiare la musica sono arrivato ad amarla talmente tanto da non poterne fare a meno più.

Ricordi la tua prima esibizione in pubblico?
Beh… Un concerto organizzato da mio papà nel paese in cui lavorava. A 13 anni suonavo anche la “pianola” e il mio sogno era fare pianobar; così suonavo la tastiera alle feste e quando dovevo suonicchiare il sax il pianista lo simulava mio padre! Dunque, eravamo in piazza e ricordo che cantavo e suonavo la tastiera e mio cugino la batteria. Vi lascio immaginare...

Quali sono i tuoi maestri di riferimento?
Coltrane in primis, Cannonball, Parker, Davis e Chet.

Spiegaci in cosa consiste il progetto Locomotive?
Locomotive nasce principalmente come quartetto. Non mi piaceva l’idea di fare l’ennesimo “4tet” ed allora grazie all’ingaggio avuto nel 2003 per suonare al Sounds Jazz Club di Bruxelles mi sono trovato a pensare al viaggio, il primo viaggio importante per suonare in quello storico club da dove son passati praticamente tutti.  Diciamo che la mia vita si svolge nel 99% dei casi come un viaggio ricco di incontri e conoscenze casuali. Nel 2005 registrai il mio primo cd “Legend” con i Locomotive , l’orchestra sinfonica del Conservatorio “T.Schipa” di Lecce, e il grande Paolo Fresu.  L’anno dopo (2006) “Locomotive” pensai che poteva diventare anche un festival nel mio paese natale, Sogliano Cavour (Le), che quest’annno giunge alla sua IV edizione (www.locomotivejazzfestival.it). Nel settembre 2008 invece “Locomotive” si sviluppa come accademia di percussioni, la “Locomotive Percussion Academy”, e poi... ci sono ancora molte altre cose da fare e altri progetti in ballo!

Il tuo primo disco è "Legend". Come sei riuscito a mettere a segno questo primo obbiettivo?
Grazie alla spinta  e all’entusiasmo di Fresu, che ha creduto in me da subito. A me sembrava troppo presto realizzare il mio primo disco a 24 anni, perché sono tappe importanti, con l’orchestra poi mi sembrava esagerato, ma lui mi disse al telefono: pensa alla musica, se ti piacciono i tessuti orchestrali perché devi limitarti? Così iniziai a trovare entusiasmo nel contesto del Conservatorio dove ho studiato sax per 7 anni, nei maestri Spedicati e Carlini che hanno sposato il progetto, e nei musicisti tutti. E’ stato emozionante e durante le registrazioni vedere tutta quella gente mi rendeva ansioso ma felice.
 
E poi "Replay", il tuo ultimo lavoro. In cosa si differenzia da "Legend" e perchè.
"Replay" ha un respiro sicuramente più maturo rispetto a "Legend". Il quartetto “Locomotive” composto da me, Marco Bardoscia al contrabbasso, Ettore Carucci al piano e Alessandro Napolitano alla batteria, ha trovato un suo suono, più coeso, compatto e più nella musica sicuramente. In questo lavoro ho voluto concentrare l’attenzione sul quartetto, con l’intervento di vari musicisti salentini, tra i quali anche la voce della mia sorellina Carla Casarano. Un po’ come è accaduto in Legend ci sono molte partecipazioni, e l’ormai capotreno Fresu!

Raccontaci del tuo incontro con Paolo Fresu e un aggettivo per definirlo...
Ero a Parigi, alla stazione di Saint Lazare, e mentre attendevo il treno per rientrare a casa passò l’ unica persona presente in quel luogo...faceva un freddo incredibile: era Fresu! Rimasi quasi scioccato all’idea di avvicinarmi. Lo feci, e come tutti i grandi, mi fece sentire a mio agio con la sua impressionante umiltà. Così gli  lasciai un demo, e dopo un mese mi scrisse, apprezzando le mie doti e la musica. Grazie a questo incontro la mia vita ha avuto un respiro diverso sia dal punto di vista musicale che umano! Un aggettivo per Paolo? Raro.

C'è un sogno che ancora non hai coronato?
Sì. Suonare per chi è più sfortunato di me.

Andrea Conti


(La foto è di Roberto Cifarelli)