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Paola: "Canto da sola la mia crisi"

Iezzi parla di "Alone" a Tgcom

Sono passati nove anni dal più grande successo di Paola e Chiara, "Vamos a bailar".

Ora Paola Iezzi prova per la prima volta a... ballare da sola. Anzi, cantare da sola in un brano che è un manifesto sin dal titolo "Alone". "La canzone è nata in un momento di particolare della mia vita – dice Paola a Tgcom -. Con Chiara non ci siamo separate ma mi serviva mostrare un altro lato di me".

Per il lancio di "Alone" Paola ha puntato tutto su un'immagine sofisticata e ricca di stile, dove l'eleganza del brano (poco commerciale nella sua matrice black) si accostasse a una promozione curata al dettaglio. Ecco quindi un video in bianco e nero molto ricercato, un servizio fotografico dove la cantante milanese sfoggia un look anni 20 decisamente sensuale (con tanto di nudo accennato) e una presentazione in grande stile al Rolling Stone di Milano dove si è presentata sul palco vestita da sposa regina, uno dei personaggi interpretati nel clip.

Perché hai scelto di buttarti nella mischia da sola?
Dopo undici anni di simbiosi con Chiara, sia artistica che, in parte, di vita, credo sia naturale cercare dei percorsi individuali anche per capire di più se stessi. Lavorando sempre insieme si rischia di fondersi molto, a volte anche troppo. Abbiamo sempre avuto delle personalità ben distinte ma non sempre il pubblico ha percepito le nostre differenze.

Ma non vi siete separate come qualcuno ha detto...
Assolutamente no, tanto che continuiamo a fare serate insieme. Questa è stata una cosa abbastanza naturale. Come Chiara ha fatto il suo singolo da sola un paio di anni fa, anche io ho cercato di mostrare un lato di me che forse non avevo mai avuto occasione di mostrare. Perché Paola e Chiara sono il riassunto di noi due messe insieme e come tutti i riassunti non possono mostrare tutto.


Per esempio il lato istrionico dal punto di vista del look. Come Paola e Chiara vedo difficile che ti possa presentare sul palco vestita da sposa regina...
In realtà anche insieme abbiamo sempre curato molto l'immagine. Però, certo, una messa in scena dall'impatto così forte forse non sarebbe possibile. Questa è una cosa alla quale io tengo molto e mi spiace vedere che oggigiorno, soprattutto in Italia, pochissimi curano la propria immagine come accadeva per le grandi popstar degli anni 80.

Parliamo di "Alone". È un pezzo molto intimo: come è nato?
Il brano ha la sua genesi in un momento particolare della mia vita, di grande riflessione e cambiamenti. Mi sentivo in crisi sia da un punto di vista lavorativo sia personale e per vari motivi mi sono trovata in una grande solitudine, perché nei momenti difficili tendi a rinchiuderti per riflettere maggiormente. Questo è culminato con la scrittura del pezzo che è avvenuta per caso, una sera.

Come mai hai preferito l'inglese per il testo?
Non è stata una scelta studiata, è nato così di getto, melodia e parole sono arrivate insieme partendo proprio dalla parola 'alone' che mi ha fatto da guida. È stato come un processo di liberazione ed espressione personale tanto che l'idea di pubblicarlo è venuta molto dopo.

Inizialmente lo avevi semplicemente messo come provino sul tuo MySpace. Poi cos'è successo?
È successo che la reazione dei fan è stata molto positiva. Questa canzone è molto lontana dalla produzione di Paola e Chiara. Quindi quando mostri una parte inedita di te, e oltretutto così personale, susciti interesse, stupore e anche una certa ammirazione. Si può dire che sia stata la gente a spingermi a mettere in commercio questo pezzo.

Per la versione italiana hai invece collaborato con Niccolò Agliardi.
Sì, ho voluto tradurre il brano ma il suo significato era così personale per me che non riuscivo a trovare la giusta via. Tra l'altro lo stile, così americano e soul, non aiutava. Invece grazie al preziosissimo contributo di Niccolò siamo riusciti a trovare la chiave migliore, lasciando il ritornello in inglese e traducendo il resto.


Per il servizio di copertina e per il video hai proseguito la collaborazione con Paolo Santambrogio che aveva già lavorato con voi in passato.
Sono molto contenta del risultato. Questo progetto ha forti riferimenti sia al cinema che alla moda, due fonti di ispirazione per me importanti. Paolo è un fotografo di moda e ha capito perfettamente lo spirito del pezzo, ci si è immerso completamente.

Hai scelto tu il look anni 20 con cui ti presenti nel servizio?
Erano immagini ricorrenti che continuavano ad arrivarmi prima dell'estate e volevo fare delle foto con quel tipo di immagine retrò. Io amo molto tutto ciò che è costume, in generale. È un tipo di immagine che adoro. Gli anni 20, 30 e 50 sono le decadi che amo di più.

Hai accennato a una crisi oltre che personale realtiva al tuo ruolo di cantante. Da che dubbi sei stata assalita?
Quando un mestiere fa molto parte di te e della tua vita, ci metti tutto te stesso con la passione, l'amore e l'anima, a volte lo puoi odiare. C'è una conflittualità che ti spinge ogni tanto a ripudiare quello che fai. Ti esponi moltissimo dal punto di vista personale. Poi io e Chiara lo viviamo in modo molto attivo perché abbiamo fondato un'etichetta discografica e quindi saliamo sul palco ma viviamo anche tutto quello che sta dietro a un progetto e a volte la mole di lavoro e il conflitto che si crea tra la parte artistica e quella più legata al business è pesante, persino fastidiosa.

E oggi la tua vita invece com'è?
Molto serena. Sono molto felice soprattutto di aver superato un passaggio di grande inquietudine, che è coinciso con la scrittura di quel pezzo. Dopo aver vissuto quel periodo di vita capisco di più le persone che si trovano ad affrontare da sole grossi problemi.

Massimo Longoni