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Bentivoglio: "Che fatica la regia"

Esordisce con "Lascia perdere, Johnny"

"Una carezza alla memoria di ciascuno.

Un film che racconta un po' di me. Che celebra la musica come medicina per tutti i mali". In "Lascia perdere, Johnny", suo primo lungometraggio da regista, Fabrizio Bentivoglio ha voluto narrare la storia vera del chitarrista Fausto Mesolella, giovane casertano che vuole diventare musicista e nel 1967, prima di realizzare il sogno, fa un percorso di formazione che lo porta dalla periferia del Sud a Milano.

Nella pellicola Bentivoglio, che non rinuncia alla prova d'attore, interpreta il pianista milanese in trasferta casertana Augusto Riverberi. Un maestro per il giovane Fausto e forse un alter ego, se c'è dell'autobiografismo in Bentivoglio, quando dichiara che "a volte un uomo maturo e senza figli si guarda intorno e pensa: 'Guarda, quello potrebbe essere mio figlio, forse la mia vita sarebbe andata dieversamente se...".

Nel cast, oltre all'esordiente Antimo Merolillo, classe 1990, scovato per caso a Caserta, anche Lina Sastri, Peppe e Toni Servillo, e l'ex compagna di Bentivoglio, Valeria Golino, nei panni di un'estetista.

Cosa l'ha spinta a passare dietro la macchina da presa?
L'amore per una storia e per dei personaggi; solo l'innamoramento ti permette di cimentarti nella regia di un film, perché è davvero un'impresa faticosa.

Quando le è venuta l'idea per la trama?
Almeno 15 anni fa, attraverso racconti sgangherati fatti a tavola da Fausto Mesolella (il chitarrista degli Avion Travel con cui il regista collabora dagli anni Novanta, ndr). Ne ho poi scritto la sceneggiatura in un anno e l'ho girato in otto settimane, sei d'estate e due in inverno.

Quale Italia e quali italiani ha voluto rappresentare?
Il film non ha una trama definita; è piuttosto un'opera corale, che racconta luoghi dell'anima e non luoghi geografici. Ho parlato dell'Italia ingenua, più vicina al Dopoguerra che a quella contemporanea, candida come il protagonista che non vede negli altri la cattiveria, ancora disposta alla solidarietà.

Il film è ambientato negli anni Settanta senza neppure un riferimento politico o sociale. Perché?
Raccontando la vita di un sognatore come Fausto, ho voluto sgomberare il campo da qualsiasi altra implicazione. La mia non è una ricostruzione dell'epoca, ma piuttosto un'allusione all'epoca

Però c'è un riferimento ai calciatori...
Che oggi sono anche più influenti dei politici! Diciamo che la mia fede nerazzurra è cosa nota. Ho voluto rendere omaggio alla mia squadra del cuore e ai mia trascorsi in pantaloncini (Bentivoglio è stato nelle giovanili dell'Inter, e ha lasciato il calcioa causa di un infortunio, ndr)

Quanto di sè ha messo nel film?
Ho trovato un modo un po' nascosto di parlare di me stesso, ma il film mi assomiglia molto. E' davvero il mio primo, carissimo figlio.

E' vero, come dice il protagonista, che gli artisti sono persone inaffidabili?
A volte lo sono, ma sono anche umanissimi.

Bentivoglio attore ha creato problemi a Bentivoglio regista?
No, mi sono comportato piuttosto bene

E Valeria Golino, la sua ex fidanzata? Si è offesa nel vedersi offrire un ruolo da estetista?
Il suo ruolo, quello di Annamaria, è nato in modo sorgivo; lei è una donna naturale, di quelle che hanno il dono della verità, perchè qualsiasi cosa dicono è vera. Una donna saggia e con i piedi per terra.

Parla di Valeria o del suo personaggio?
In questo caso ci sono molti lati del personaggio che corrisponono alla persona

Perché ha voluto la musica come liet motive del film?
Perché la musica è qualcosa di taumaturgico per l'animo umano. Non riesco a vedere la possibilità di fare un film senza la musica. Per me è una passione costante: la chitarra tra le mani, un rapporto privatissimo e amatoriale, anche se ho inciso addirittura un disco

Il protagonista del film,Antimo Merolillo, è stato trovato per caso e non ha alcune esperienza come attore. Cosa l'ha spinto a sceglierlo?
Mi serviva un ragazzino giovane di 16 o 17 anni, e a quell'età nessuno può ancora dirsi attore. Volevo che portasse in dote la passione per la musica. Quindi mi sono recato a in un paesino in provincia di Caserta che ha una forte tradizione bandistica. Qui ogni ragazzo suona almeno uno strumento e ho fatto dei provini. Lui stava nell'angolo ma ho subito capito che era quello che cercavo.

Pensa di tornare dietro la macchina da presa?
I miei tempi mi impongono di rinunciarvi per un po'. Lavorare da regista è molto faticoso e richiede tempo ed energie.

Antonella Zugna