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"Vivo la mia vita come un esame"

Luvi De Andrè al Tgcom sul suo cd

"Vivi la tua vita come un esame", così Fabrizio De Andrè disse alla figlia Luvi.

E lei alla fine ha deciso di affrontare un esame molto difficile: pubblicare il primo disco dal titolo "Io non sono innocente". Canzoni dal testo rude e forte, sonorità a volte rarefatte altre con la batteria che picchia e un giro di chitarre elettriche che evidenziano "l'incapacità di noi trentenni di affrontare le nostre paure per vivere le passioni sino in fondo".

Il tema conduttore del disco sembra essere la difficoltà per i trentenni di cambiar vita...
Parlo di una generazione precisa e mi riferisco anche a chi mi sta vicino. Siamo portati a crearci degli equilibri e stentiamo a cambiare per paura, insicurezza o pigrizia a scapito della nostra parte più creativa ed istintiva.

Lei è riuscita a privilegiare l'istinto?
Crescendo e con il tempo. Il senso di insofferenza cominciava a starmi stretto e poi anche incontri fortunati mi hanno permesso di cambiare...

In "Non sono innocente" canta "siamo abituati a schivare l'amore/ allenati a tradire l'amore".
Il discorso si lega al fatto che evitiamo di vivere le nostre passioni e quindi reprimiamo la possibilità di metterci in gioco su tutto.

Perché un brano è dedicato a Ismahel, uno dei personaggi di Mellville in Moby Dick?
E' una metafora in relazione alla balena. Volevo cantare la parte più aggressiva e meno gestibile della nostra personalità che cerchiamo in tutti i modi di reprimere.

Qual è la canzone che ama di più di suo padre?
E' molto difficile questa domanda. Posso dire quali sono i dischi cui sono molto legata. Ad esempio "Anime salve" e "La buona novella".

Ricorda un suo consiglio?
Vivi la tua vita come un esame.

Cosa ha rappresentato per lei questa frase?
Un vero e proprio schiaffo. All'epoca avevo dei problemi a scuola e un rifiuto generale per tutto. Mi sono resa conto che alla fine i timori e le paure me le sarei portare dietro tutta la vita se non avessi affrontato di petto le situazioni

Lo ha fatto?
Ci sto provando. Questo disco è un primo passo. Mi sento incoraggiata ad aver abbattuto il "muro".

Si è definita "riservata" che impressione le fanno le luci della ribalta?
Mi mettono in imbarazzo, ma oramai mi sono messa in gioco e farò tutto questo fino in fondo. Ho anche un grande senso di responsabilità nei confronti di tutti quelli che hanno collaborato con me.

Le piacerebbe andare al Festival di Sanremo?
Sarebbe un impegno psicologico troppo grande. E poi sono un'esordiente... Bisogna far prima molta gavetta.

Ha collaborato con suo fratello Cristiano in "Scaramante". Che suggerimenti le ha dato per questo lavoro?
Niente consigli. E' rimasto molto sorpreso della mia scelta artistica, in maniera piacevole.

E sua madre Dori Ghezzi?
Lei è soddisfatta e ha sempre seguito con discrezione il mio lavoro.

In passato ha inciso un duetto con Ivano Fossati in "La rondine". Che ne pensa di lui?
Professionalmente lo stimo moltissimo e umanamente per me è come un padre.

Molti dei testi dell'album sono stati scritti da Claudio Fossati e Fabrizio Barale. Ha mai pensato di scrivere canzoni?
Non ho mai avuto paura nè il bisogno di farlo. Credo sia una cosa che si sente sin da ragazzini, io non ho mai sentito la necessità di scrivere canzoni.

Andrea Conti