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Fidate correnti di musica e parole

Ivan Segreto presenta a Tgcom il suo cd

Archiviata la positiva esperienza del primo album "Porta Vagnu", il cantautore siciliano Ivan Segreto torna con il nuovo disco "Fidate correnti" (in uscita il 30 settembre), trainato dal singolo "Vola lontano".

Undici brani inediti che mischiano diverse sonorità, brasiliane, jazz e con un tocco di originalità compositiva. "Le fidate correnti sono i corsi e ricorsi della vita, degli incontri", ha detto Ivan.

Nel nuovo disco si parla di amore, ma anche dei colori e dei profumi della Sicilia, si parla di Dio e dei percorsi interiori e personali, della natura. Abbiamo incontrato Ivan che ci ha voluto regalare un testo che racconta di sé, della sua musica.

IL VENTO MUSICALE CHE VIENE DALLA SICILIA
Treno Palermo-Milano. Solo andata e alla ricerca di un sogno. Per far conoscere la propria musica bisogna emigrare nel ‘Continente’. E’ inutile nascondersi dietro un dito. Purtroppo è la verità. E non si parla dei soliti (grandi) nomi che si citano quando si parla della musica in Sicilia, come Carmen Consoli, Mario Venuti e Franco Battiato. Il fervore delle note e i talenti continuano a proliferare in modo impressionante sia nel palermitano che nel catanese. Perché si deve emigrare? Mancano soldi e i produttori. Anche se piano piano, grazie alla volontà e alla nascita delle etichette indipendenti (non più pressate dalle major), qualcosa si sta muovendo.

Il mio amore per la musica è scoppiato a otto anni. Spesso i miei genitori mi avevano proposto di studiare pianoforte, ma ho sempre rifiutato. Fino al giorno in cui ho visto mia sorella suonarlo e da allora non l’ho più abbandonato. A scuola non ero un asso, così la mattina uscivo con lo zaino in spalla e mi rifugiavo nello scantinato dove c’era tutta la mia strumentazione musicale, lì trascorrevo tutta la giornata ‘in cuffia’. Per non farmi beccare in ‘flagrante’ avevo attivato una serie di ‘allarmi’ che mi permettevano di tenere sotto controllo le varie uscite di mia madre. Poi rientravo in casa come se nulla fosse successo.

I miei genitori non volevano facessi il musicista perché non rappresentava un lavoro sicuro. Poi mi sono trasferito da Sciacca a Palermo. Lì le prime esperienze musicali per tre anni. Prima allievo di Mauro Schiavone e poi di Mimmo Cafiero che mi ha dato la possibilità di fare esperienza con la sua “Open Jazz Orchestra” (nel suo repertorio conta brani della tradizione popolare siciliana rivisitati in chiave jazzistica). Devo molto a Palermo, e ai suoi locali dove un musicista può esprimersi. Il limite più grande è che questi posti sono fuori dal circuito musicale che conta. Non sono neanche paragonabili alle realtà di Roma e Milano. Quindi c’è la soddisfazione di poter suonare davanti ad un pubblico, ma è come se lo facessi a casa tua.

La verità è che la musica siciliana è sempre rimasta in Sicilia, a parte poche ma  illustri eccezioni. Eppure è una terra ricca di sorprese non solo pop-rock ma anche jazz. Sul primo versante, un esempio, sono gli agrigentini Tinturia, attivi dal 1994 (Lello Analfino, Savio Nocera, Giovanni Buzzurro, Lino Costa, Angelo Spataro e Marco Vasile, ndr). Un gruppo che propone un genere di musica che miscela il pop, reggae, funk, rap e folk e che fa scatenare quando suona in piazza. Ma non sono ancora riusciti a farsi conoscere sul mercato italiano. Credo questo dipenda, e parlo soprattutto dei loro primi lavori, dal fatto che non sono stati condizionati dalle esigenze di mercato.

C’è la carenza di produttori lungimiranti e coraggiosi a livello nazionale. Purtroppo la realtà musicale italiana è caratterizzata dalla uniformità, escluso casi come la Consoli che, pur avendo un linguaggio canonico, è dotata di fortissima personalità. La stessa Consoli (che a Catania è considerata il secondo ‘liotru’, ossia l’elefante di Piazza Duomo, simbolo della città) ha scritturato i Lautari con la sua etichetta indipendente Due parole/Narciso Records. I Lautari (Giovanni Allegra, Puccio Castrogiovanni, Roberto Fuzio, Salvo Farruggio e Enrico Luca, ndr.) da vent’anni recuperano le tradizioni popolari siciliane applicandole alle immagini della vita odierna.

Il jazz in Sicilia è una realtà viva e anche molto radicata. La punta di diamante è rappresentata dall’ultima scoperta: Francesco Cafisio. Ho studiato per un anno alla Scuola Europea d’Orchestra jazz del Brass Group di Palermo, l'unico ente italiano di produzione di musica jazz (con oltre 30 anni di storia) in cui si fondono produzione e distribuzione, didattica e formazione, ricerca e catalogazione.

Molti dicono che i siciliani siano tra i migliori jazzisti sulla piazza, senza nulla togliere agli altri artisti. Credo questo dipenda molto dalla personalità e dal calore, tipici delle terre meridionali. Ho visto spesso performance, in Sicilia, in cui il musicista si mescolava al pubblico, rendendolo così partecipe della gioia di far musica. Questa è la prerogativa del jazz: offrire una performance in cui si dona al pubblico non solo puro strumentismo, elemento forte di questo linguaggio, ma anche personalità, umori e atteggiamenti che serpeggiano durante l’intera esecuzione. Il jazz, ma parlo anche della musica siciliana, è in questo  senso ‘emarginato’ perché emarginate risultano queste dinamiche espressive. Ricordo con gioia che a Palermo erano numerosi i locali dove era possibile ascoltare musica jazz o etnica. Molti ragazzi amano questi generi e nei locali trovi gente di qualunque estrazione sociale. L’artista nazionale è di tutti, l’artista locale è ‘esclusivo’ perché appartiene alla gente del luogo.

Il Sud Italia è in fermento perché ci sono molte più persone che hanno bisogno della musica, per diversi motivi tra cui quelli socio-politici. Forse vedono nella musica una forma di riscatto. A Palermo la vita per me era abbastanza dura perché spendevo molto di più con le spedizioni dei miei provini che per realizzarli. Ho pensato anche di mollare tutto, ma è durato un attimo. Poi il viaggio a Milano, il contratto con la Sony Music e il mio primo album “Porta Vagnu”. Spero che “Fidate Correnti” possa sorprendere. Ma sono stanco. Ho bisogno di riappriopriarmi delle mie origini. E non escludo di poter fare un nuovo biglietto del treno: Milano-Palermo. Anche stavolta solo andata.

Di Ivan Segreto
Testo raccolto da Andrea Conti