spettacolo

Bonnard, i libri per i bibliofili

Le ultime novità della casa editrice

21 Giu 2004 - 15:16

La Sylvestre Bonnard, il cui nome è un omaggio al protagonista di uno dei più noti romanzi di Anatole France, è una casa editrice milanese che ha come missione pubblicare "libri che parlano del libro". Non solo saggi, opere sulla grafica, manuali illustrati o bibliografie, ma anche romanzi e testi di divulgazione non strettamente scientifica. Testi, insomma, per chi per professione o per passione pone al centro della propria crescita culturale il libro.

Tom Engelhardt
Gli ultimi giorni dell'editoria
Il piacere di leggere
Formato 14x21 cartonato, sovraccoperta a quattro colori pagine 240 circa, euro 26,00

Il romanzo echeggia nel titolo Gli ultimi giorni di Pompei di Bulwer-Lytton: anche qui il protagonista, Rick Koppes, sente che un mondo sta crollando. Ma il problema è un altro: forse insieme a quel mondo sta tramontando anche lui. Per quindici anni editor della Byzantium Press, Koppes ha visto la sua piccola, colta e raffinata casa editrice fagocitata dapprima da un gigante americano dell'editoria e infine dalla Multimedia Entertainment, l'ala hollywoodiana dell'impero mediatico del tedesco Bruno Hindemann. Il numero dei suoi colleghi è stato dimezzato, i suoi autori licenziati, e in un mondo in cui le urla hanno preso il posto del pacato dibattito culturale lui stesso è appeso a un filo - l'ultimo lavoro del suo autore di punta non riesce a trovare un buco sugli scaffali delle librerie. E non è che l'inizio dei suoi guai: la Multimedia sta per nominare suo capo nientemeno che la sua ex moglie, il suo assistente tenta in tutti i modi di soffiargli gli autori, e una donna che sostiene che è stato il padre a sganciare la bomba su Nagasaki vuole convincerlo a pubblicare le sue ripugnanti memorie. Koppes, che negli anni Sessanta ha preso parte alla contestazione, è un editor che sta lentamente uscendo di scena, spinto ai margini da una nuova, aggressiva generazione di professionisti dell'intrattenimento. Nei sei episodi de Gli ultimi giorni dell'editoria rivive la guerra in Vietnam in un ristorante cinese, in un museo di storia naturale scopre che "il paleontologico è politico", si imbatte in un iracondo agente letterario entrato in clandestinità decenni prima, al quarantacinquesimo piano del quartier generale della Multimedia è costretto ad ascoltare i discorsi deliranti di un sedicente "oligarca culturale hippie". Engelhardt, lui stesso veterano dell'editoria, ha dato vita alla tumultuosa visione di un mondo in cui la parola scritta si ritrova a dover lottare per sopravvivere.

Divertente, sardonico e toccante, questo romanzo fotografa abilmente i modi in cui l'editoria, che per lungo tempo ha racchiuso il mondo in una copertina ma che di rado è stata immortalata dalla fiction, si sta trasformando.

Tom Engelhardt è stato per quindici anni senior editor della casa editrice Pantheon Books. Attualmente è consulente della Metropolitan Books, membro del Nation Institute e professore della facoltà di giornalismo dell'Università della California (Berkeley). Scrive regolarmente recensioni e saggi per numerosi periodici e quotidiani, ed è autore del saggio The End of Victory Culture: Cold War America and the Disillusioning of a Generation (University of Massachusetts Press, 1988). È anche creatore del blog TomDispatch.com.

Catherine Salles
La lettura nella Roma antica
Collana Il sapere del libro
Brossura, copertina a quattro colori Formato cm 14x21 208 pagine circa; euro 20,00

Il libro occupa un posto particolarmente importante nella società romana del I secolo d. C., e il testo scritto conosce in quest'epoca un vero e proprio apogeo. La creazione letteraria, le letture pubbliche e le grandi biblioteche vivono una fase di importante sviluppo. Lo scrittore si avvia a conquistare una condizione nuova e prestigiosa sia nei suoi rapporti col potere sia in quelli con il pubblico, e comincia ad esercitare le prime forme di controllo sulla diffusione delle sue stesse opere. Nascono circoli letterari e vengono istituiti i primi concorsi, antenati dei nostri premi. Il commercio dei libri si sviluppa al punto di dar vita a forme primitive di distribuzione. Sull'onda di queste novità, e contagiato dal nuovo fermento culturale, il pubblico si appassionano alla lettura. La lettura nella Roma antica costituisce un approccio originale all'universo della Roma dei primi secoli dell'era cristiana: i temi della lettura e della scrittura sono qui osservati dall'autrice nel vivo della loro dimensione sociale, con particolare attenzione alla relazione tra lo scrittore, il libro e il pubblico.

Catherine Salles, dottoressa in lettere, è docente presso l'Università di Nanterre. Studiosa di storia e letteratura greca e latina, in Francia ha pubblicato numerosi studi dedicati, tra le altre cose, alla mitologia, alla vita quotidiana in Grecia ai tempi di Pericle e alla condizione femminile nelle società antiche.

Sylvia Beach
Shakespeare & Company
Collana Il piacere di leggere formato 14x21 cartonato, sovraccoperta a quattro colori pagine 196 circa euro 22,00

Parigi, anni Venti. Al numero 12 di rue de l'Odeon ci sono tutti: Ezra Pound, in berretto di velluto, cammina sotto braccio al musicista George Antheil e medita insieme a lui una "rivoluzione musicale"; Paul Valéry ascolta le proprie poesie lette dall'amico André Gide; Ernest Hamingway si arrotola pantaloni e calze per mostrare le ferite riportate durante i combattimenti a Fossalta di Piave; Scott Fitzgerald, oppresso dal troppo denaro guadagnato con i suoi libri, vive all'insegna di una "generosa e folle imprevidenza"; e il signore dalla figura sottile e aggraziata che si rivolge a tutti con uguale garbo ed impeccabile educazione è James Joyce. Non è raro che la Storia si diverta a incrociare le vite di persone celebri secondo un disegno che, a posteriori, non possiamo che chiamare "destino". E, in quegli anni, instancabile complice del fato fu l'americana Sylvia Beach, fondatrice della libreria e casa editrice Shakespeare and Company: una natura felicemente estroversa e generosa, la sua, che seppe attrarre nelle due stanze un tempo adibite a lavanderia alcuni tra i più grandi artisti dell'epoca. Queste memorie, scritte con una semplicità e immediatezza che conquistano sin dalla prima pagina, sono anche la storia tormentata e appassionante della pubblicazione del romanzo che ha tracciato la via della modernità letteraria, l'Ulysses, per il quale la Beach rischiò la bancarotta e subì il voltafaccia di chi non amò né l'opera né l'autore, primi fra tutti Gertrude Stein e G. B. Shaw. Rancori poi dissoltisi perché, come scrive l'autrice, "le guerre fra scrittori scoppiano abbastanza di frequente, ma ho osservato che di solito finiscono in nulla". A noi rimane invece questa vivissima testimonianza di un momento irripetibile, riproposta nella traduzione di Elena Spagnol.

Sylvia Beach (Baltimora, 1887 - Parigi 1962) fondò nel 1917 a Parigi la Shakespeare and Company, libreria e casa editrice che negli anni Venti fu il punto di ritrovo di artisti europei d'avanguardia e degli espatriati statunitensi. Fu la prima editrice dell'Ulysses.

Hans Tuzzi
Come il cielo sull'Annapurna
Collana Il piacere di leggere
Brossura copertina a quattro colori Formato 14x21 176 pagine - euro 10,50

Un omicidio. La vittima. I suoi amici. I suoi nemici. Le ex mogli. E un figlio. Amara indagine per Melis. Tanto era noto, a Milano, l'architetto Manrico Barbarani, che anche se l'assassino non gli avesse lasciato addosso i documenti i poliziotti l'avrebbero riconosciuto in quel cadavere abbandonato in un campo di periferia frequentato di notte da prostitute e ragazzi di vita. Diversi indizi fanno però sospettare che l'omicida vada cercato al di fuori di quel mondo notturno. E dove, allora? Tra gli amici di Barbarani, tutti professionisti di successo? Tra i pochi, scelti, potenti, affezionati nemici? Tra le sue ex mogli? Per tutti costoro non mancano le occasioni di rancore che possono aver fatto maturare una così estrema vendetta. Ma al puzzle, Melis lo sente, manca un tassello. E il vero movente si chiarirà soltanto quando l'assassino, imprevedibilmente, colpirà ancora...

Ritorna il commissario Melis in un giallo teso e asciutto, ma ricco di atmosfere e di sentimenti, ambientato nel dolce ottobre di una "Milano da bere" - è il 1981 - tutta tesa a dimenticare gli "anni di piombo". Un personaggio, Melis, e un autore Tuzzi, che hanno riscosso da subito un successo di pubblico e di critica.

Jane Langton
Il ladro di Venezia
Collana Il piacere di leggere
Brossura copertina a quattro colori Formato 14x21 200 pagine - euro 12,50

Hitchckock ne avrebbe sicuramente tratto un film. Gli ingredienti ci sono tutti: una città dalla magia seducente; un congresso internazionale sui libri antichi; un ladro. E il delitto. Homer Kelly è ben noto al pubblico americano: per quattordici volte ha indossato i panni dell'eroe in altrettanti gialli che lo hanno visto risolvere enigmi in compagnia della moglie Mary, in alcuni dei luoghi più affascinanti del mondo. E come poteva mancare, tra questi luoghi, la città più magica e irreale che mano dell'uomo abbia edificato, Venezia? Tutto prende le mosse da un congresso internazionale sul secolo d'oro della stampa veneziana, e tutto sembra dover scorrere su binari sperimentati, tra biblioteche, musei e chiese ricche di reliquie di santi. Ma quasi subito sulla scena irrompe il delitto. E la vittima è il recente ex-marito della nuova Procuratrice di San Marco la misteriosa Lucia Costanza. E che ruolo gioca, in tutto questo, il tragico destino della comunità ebraica locale negli anni dell'ultima guerra? Di qui si dipana una vicenda ricca di colpi di scena lungo la quale il lettore si inoltra come lungo i canali e le calli della più irreale e splendida delle città.

Jane Langton, americana del Massachusetts, ha scritto numerosi gialli, quattordici dei quali hanno per protagonista Homer Kelly. Di lei la stampa anglosassone loda le capacità narrative, l'abile ambientazione, la godibilità delle trame, lo scavo dei personaggi.

Le altre uscite:

Lorenzo Baldacchini
Aspettando il frontespizio. Bianchi, occhietti e titoli nei libri antichi

Da almeno duecento anni siamo abituati a cogliere le prime forme di presentazione del contenuto di un libro nella copertina o nella sovraccoperta. Ma non è sempre stato così: per lunghi secoli i libri hanno "ritardato" la presentazione del loro contenuto, e le legature medievali o quelle del Rinascimento sono talora paragonabili a scrigni che custodiscono il tesoro del testo. Tuttavia, dopo l'invenzione di Gutenberg, qualcosa comincia a cambiare: si afferma quella forma di presentazione, di solito concentrata nel recto di una delle prime carte, che si è soliti chiamare frontespizio. Questo studio, frutto del contatto con fonti primarie (i libri del primo secolo della stampa) e secondarie (cataloghi, bibliografie e riproduzioni) nonché con la documentazione e la letteratura, tratta di quelle forme di presentazione - incipit, pagine bianche, occhietti, colophon, titoli finali - che hanno preceduto e accompagnato l'affermazione del frontespizio.

Carlo Maria Simonetti
Informazione scientifica e metodo

Dal "sapere cosa è stato fatto per poter fare" a nuovi approcci incentrati su studi previsionali e strategici: vedere e capire cosa si sta per fare. Così nel Novecento, secolo segnato da rapidità e velocità, è cambiata radicalmente l'impostazione della ricerca scientifica. Tutto questo, spiega l'Autore, non è senza conseguenze nemmeno per gli studi che hanno ad oggetto il libro. Se l'essenza dell'informazione scientifica è nel flusso, un flusso artificiale è per sua natura un concetto pianificabile, regolabile e misurabile. La prima parte del saggio è pertanto dedicata al concetto di misura nel campo dell'informazione scientifica. Il rapporto in veloce evoluzione tra sapere e tecnologia e l'accesso sistematico all'informazione vengono analizzati nella seconda parte del saggio, che si conclude con un ampio giro d'orizzonte sulla progettualità scientifica e sulla ricerca come processo di innovazione e cambiamento.

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