Esce l'album "Ti porto in Africa"
Ha fatto della sua voce un "marchio" inconfondibile della musica italiana, ha venduto più di 5 milioni di dischi, solo nel nostro Paese, e ha riscosso successi in Spagna, Francia e Germania conquistando dischi d'oro e di platino. Torna la classe di Mango con le 10 canzoni di "Ti porto in Africa". "Tutti i brani esortano a vivere l'amore senza timori e senza limiti", ha dichiarato il cantautore a Tgcom. Nell'album anche un duetto con Lucio Dalla.
La tua musica si è sempre contraddistinta per il sound mediterraneo, stavolta hai deciso di omaggiare l'Africa dando il titolo all'album...
In realtà è un omaggio che non si riferisce alle sonorità, ma a un viaggio ideale e mentale. Dal sound mediterraneo ho attinto tanto in passato, dopo un po' ho deciso di allontanarmene per evitare che diventasse un'etichetta. Il titolo dell'album è un'esortazione per portare la persona amata in un luogo incontaminato come l'Africa. Un'invito anche a tutti gli uomini che sognano a sconfinare i propri limiti.
Il disco si apre con "Francesco", un brano dedicato al Santo d'Assisi, perché?
E' stato un dovere, era una persona eccezionale. Ho tentato di parlare e comunicare il momento in cui quest'uomo si è letteralmente spogliato di tutti i suoi averi, del suo passato fatto di agiatezze e belle donne per dedicarsi a Dio. C'è un verso della canzone che mi fa venire ogni volta la pelle d'oca quando la canto, "Non voglio più perderti/Vorrei poterti dire/che sei l'azzurro/nobile sposo dei secoli". La canzone ha anche venature gospel e r'n'b, ma per me non è la prima volta. Ho sempre amato questo genere musicale sin da quando avevo 8 anni.
"Sabbia e nuvole" si apre con uno strano effetto sonoro, solo voce e suoni distorti alla base, è stata una scelta voluta?
Avevamo, assieme al mio collaboratore Rocco Petruzzi, con il quale lavoro dal 1987, terminato la canzone, con la prima strofa classica, ma ci siamo accorti che potevamo rifarla del tutto. Così è nato questo incipit alla 'Battisti'. E' nato tutto come un gioco, ed è per questo che abbiamo un po' stravolto la canzone.
In "Forse che sì, forse che no", duetti con Lucio Dalla. Com'è nata questa collaborazione?
Cantiamo il nostro mondo, il nostro vivere come 'cantanti', siamo sempre additati dai nostri fan come qualcosa di superiore o inafferrabile, per questo abbiamo un grosso carico di responsabilità. Ho voluto interpretare questi pezzi in modo cantautoriale, infatti il mio modo di cantare è simile, in questo brano, a quello di Lucio. Il pezzo era già pronto, ma nella mia mente avevo già pensato che ad affiancarmi nel canto dovesse esserci Lucio, così l'ho chiamato e gli ho proposto il prezzo. Lui è impazzito dalla gioia. Alla fine del pezzo c'è un'orchestrina che suona, un po' di felliniana memoria, per rimarcare che alla fine noi cantanti siamo giullari. Lucio si è divertito a fischiettare insieme alla banda, abbiamo lasciato il risultato del suono intatto.
Con "Da un silenzio a un bacio" e "Ti porto in Africa", inviti a vivere l'amore senza 'barriere' né limiti...
Odio tutto quello che è confine e limite. Mi sembra di stare in un gabbia delle volte. Invece amo molto essere libero nella mente e me stesso sempre ad ogni costo. Lo stesso vale per la musica, non ho mai sopportato le omologazioni. Una volta Sting ad un giornalista che lo etichettò entro il genere del rock rispose 'Rock a chi? Forse a lei... Io faccio solo musica'. Lo stesso vale per me. Ad esempio, il 27 giugno sarò ad Amsterdam con musicisti di tutto il mondo per un Concerto di musica contemporanea. Non sono certo le sfide a fermarmi...
Andrea Conti