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Celeste: "Carlo? Sogno e tormentone!"

La cantante rivela i segreti del successo della canzone eliminata a Sanremo     

Alessandra Banana Tisato

L'avventura nel Girone Giovani a Sanremo per Celeste Gaia, nata a Milano il 21 giugno 1990, è durata giusto una sera.

Poi l'eliminazione. Però le radio sembrano apprezzare la sua canzone "Carlo", destinata a diventare un tormentone. Chi è Carlo? "E' un sogno, una persona che sarebbe tanto bello che esistesse", dice a Tgcom24 la cantautrice che presenta l'album "Millimetro".

Sei stata eliminata la prima sera ma il tuo brano sta diventando un tormentone. Te l'aspettavi?
Diciamo che per me è andata bene così. Non avevo aspettative a riguardo perché l'unica cosa che m'importava era fare una bella esibizione e da questo punto di vista sono felice perché penso di aver presentato me stessa nel modo più vero possibile e anche la canzone penso sia arrivata modo giusto con il mio modo di cantare e d'interpretare. Poi ero poco conosciuta rispetto agli altri, che poi diciamolo era un cinque contro uno quindi...

Qual è il punto di forza della canzone "Carlo"?
A mio modesto parere penso che la forza di Carlo stia un po' nell'arrangiamento (per questo devo ringraziare Roberto Vernetti, il mio produttore) che rimanda al pop francese e britannico, e poi alla storia in sè un po' ironica e particolare.

Chi è "Carlo"?
Parte tutto da uno sguardo, questi occhi verdi (che non sono così facili da trovare) che parafrasando un po' la canzone mi sanno di calma interiore ed equilibrio per questo li ho sempre associati all'amore. E poi vado avanti dicendo: vorrei ti chiamassi Carlo perché è un po' come dire vorrei già conoscerti sapere chi sei e qual è il tuo nome.

Perché hai intitolato il disco "Millimetro"?

Intanto perché ho appena iniziato quindi mi sento piccola come un millimetro. Secondo perché penso che nella vita come nelle canzoni non sono le grandi cose a fare la differenza ma quelle piccole. A volte superare un millimetro, fare quel passo che sembra così piccolo è molto più difficile che fare un grande salto. E così nelle canzoni, ascoltando o leggendo un testo a volte è solo una parola che fa la differenza.

Quanto c'è di Celeste in questo album?
C'è tutto di me in quel disco. Avendo scritto tutti i brani in ogni canzone c'è una parte di me. Racconto la cronaca della quotidianità, ma anche il sogno e il mistero delle cose che non conosco. Mi piace immedesimarmi in altre realtà diverse dalla mia, non sono troppo concentrata su me stessa perché non mi prendo troppo sul serio. Nel disco ci sono sia ballate un po' più cantautorali ed intime ma anche brani più divertenti tipici dei miei 21 anni.

Chi apprezzavi tra i tuoi colleghi del Girone Giovani a Sanremo?

Secondo me c'erano tutte delle belle canzoni tra i giovani, quindi avevo stima per ognuno di loro. Poi chiaramente erano tutti artisti diversi quindi rientra in gioco il gusto personale, molto bravi Guazzone ed Erica Mou.