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Le donne gelose hanno rischi doppi di soffrire di Alzheimer

Anche la personalità può giocare un ruolo nella patologia

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-afp

Le donne di mezza età, ansiose, gelose e umorali hanno probabilità doppie di soffrire dei Alzheimer rispetto a quelle più tranquille. Questi i risultati di una ricerca condotta dalla University of Gothenburg e pubblicata su Neurology. Esiti rilevanti visto che per il 2050 si prevedono 44 milioni di persone affette da demenza senile a livello globale.

Lo studio - Sono stati somministrati dei test di personalità a circa 800 donne alla fine dei trent'anni, nei quaranta e l'inizio dei cinquanta. Alcune domande erano relative all'essere nevrotici, caratteristica determinata dall'essere ansiosi, gelosi, umorali, irascibili e con sensi di colpa.

E' stato pure chiesto alle volontarie se erano sotto stress al lavoro, a casa o per motivi di salute e questa domanda è stata ripetuta a intervalli di cinque anni. Quando lo studio è terminato dopo 38 anni, 153 donne avevano sviluppato demenza.

Importante anche lo stress a cui si è sottoposti - Le donne che avevano totalizzato un punteggio più alto nei test che misuravano la nevrosi erano particolarmente propense alla patologia, ma solo se erano state sottoposte a uno stress a lungo termine.

Le persone nevrotiche che erano pure timide e introverse avevano i rischi più alti. I ricercatori hanno detto che le persone nevrotiche potrebbero sentire lo stress più intensamente ma è altrettanto possibile che abbiano uno stile di vita meno salutare.

La personalità influenza gli stili di vita - Lena Johannsson, autrice dello studio, dice: "La maggior parte delle ricerche sull'Alzheimer sono state dedicate a fattori come istruzione, rischi cardiovascolari, traumi cerebrali, storia familiare e genetica. La personalità potrebbe influenzare il rischio di demenza attraverso il suo effetto sul comportamento, lo stile di vita o le reazioni allo stress. E' stimato che il numero di persone con demenza crescerà drammaticamente. E' dunque importante identificare i fattori di rischio e quelli protettivi".

Bisogna capire cosa modificare - Clare Walton, della Alzheimer's Society ha precisato: "Mentre non possiamo controllare le fonti quotidiane di tensione, possiamo sviluppare delle strategia che aiutino ad affrontarle e stiamo finanziando una ricerca che ci aiuti a esplorare in che modo questo possa aiutare a ridurre i rischi di demenza".

Simon Ridley dell'Alzheimer's Research del Regno Unito, conclude: "Comprendere i fattori che influenzano i rischi di Alzheimer potrebbe fornirci nuove strategie per prevenire il morbo".