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Arriva WaterBirth, la prima app per chi partorisce in acqua

Rispetto al travaglio e al parto tradizionali, quello in acqua è in grado di abbassare la frequenza cardiaca della donna. Lo dimostra uno studio condotto dallʼArnas-Civico di Palermo

Pharma Mum Italia ha creato la prima app per i parti in acqua: si chiama WaterBirth e , in tandem con uno smartwatch consente di monitorare le condizioni della partoriente sullo smartphone mentre lei è immersa.

Rispetto al travaglio e al parto tradizionali, quello in acqua è in grado di abbassare la frequenza cardiaca della donna. Lo dimostra uno studio condotto dall'Unità di Ostetricia e ginecologia dell'Arnas-Civico di Palermo.

Lo studio - L'équipe di ricercatori ha preso in esame 120 partorienti: di queste, 81 hanno avuto travaglio o parto in acqua, 39 fuori dalla vasca. Le gestanti indossavano uno smartwatch sul quale hanno indicato l'inizio e la fine di ogni contrazione e anche la sua intensità (lieve, media o severa). Al contempo, WaterBirth ha permesso di registrare la frequenza cardiaca delle donne per valutarne l'andamento ed eventuali alterazioni e consentire così l'intervento dei sanitari, qualora fosse stato necessario. Tutti i dati (frequenza, intensità e durata delle contrazioni e battito cardiaco) sono stati osservati in tempo reale dal ginecologo e dall'ostetrica su uno smartphone.

I risultati - Ciò che emerge è che in tutte le rilevazioni la frequenza cardiaca delle donne che hanno avuto travaglio o parto in acqua era più bassa rispetto a quelle che invece non lo hanno fatto. Questo avviene perché il rilascio di endorfine (ormoni del benessere) provocato dall'acqua calda fa sì che il dolore delle contrazioni sia attenuato. Di conseguenza, la frequenza cardiaca si abbassa.

L'analisi medica - “L'acqua calda – dice il professore Luigi Alio, direttore del reparto – dona relax e riduce il dolore perché le endorfine ritardano la percezione dolorosa a livello cerebrale. La diminuzione del dolore comporta anche una diminuzione della frequenza cardiaca. Le tecnologie impiegate nello studio ci hanno permesso di misurare nella vasca del parto in acqua, oltre ai parametri cui eravamo abituati con il tradizionale cardiotocografo, anche la frequenza cardiaca della donna che partorisce in acqua. Questa ricerca ci ha consentito di fare una nuova esperienza, che fa crescere tutti e che dà soddisfazione alle partorienti. E' stata un'esperienza che magnifica il percorso in cui da sempre crediamo”.