Il pianista norvegese si racconta
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In una Parma innevata, un concerto di piano "solo" altamente suggestivo con Jon Balke, eclettico pianista della scena norvegese, ma in realtà aperto alla musica del mondo. Jon, ospite questa settimana a "Jazz Meeting" esordì a soli 18 anni nel gruppo del grande contrabbassista norvegese Arild Andersen, poi iniziò il suo interesse per la musica etnica passando da progetti come "Batagraf" ed il più recente "Siwan" tutte esperienze che gli hanno consentito di ampliare gli orizzonti, suonando anche altri strumenti, dedicandosi anche alle percussioni ed agli effetti elettronici.
Il concerto di Parma era composto invece da brani tratti dal suo disco pubblicato nel 2007 per ECM, "Book Of Velocities". Un pianoforte quello suonato da Jon che potrebbe riferirsi preparato o modificato ma proprio a lui abbiamo chiesto quale definizione è da considerare più appropriata. "Si, il mio piano non è preparato come quello di John Cage, - dice - ma applica diverse soluzioni che definirei flessibili, dal momento che cerco delle sonorità nel corso del concerto all'interno dello strumento, che mi diverte trovare ed offrire al pubblico presente".
Piano o tastiere: quale lo strumento più intrigante secondo te?
Non saprei dire se è quella del piano o delle tastiere la mia dimensione preferita, il piano elettrico lo suonai nel progetto “Mescalero”, poi ho utilizzato le tastiere combinate con il piano con “Batagraf” successivamente c’è poi stata un'ulteriore apertura alle percussioni. In questi anni inoltre è stato per me importante collaborare con musicisti di paesi diversi: dal Brasile all’India, suonando soprattutto in piccoli club ed in situazioni insolite.
La Norvegia è un paese ricco di fascino anche dal punto di vista musicale.
Ho avuto il piacere di essere parte di questo mondo musicale nel mio paese. Iniziai ascoltando Jan Garbarek poi iniziaI io stesso a suonare il piano, dando vita ad un crescita che continua anche oggi. Debuttai con Arild Andersen, ebbi modo di suonare con lui in un momento in cui era reduce da un'esperienza a New York suonando con artisti del calibro di Stan Gets ed altre icone del Jazz americano. Suonando con lui ho imparato ad apprezzare l'aspetto ritmico del jazz fu la mia vera e propria scuola di jazz. Attualmente stimo molto Susanna Wallumrod con il tastierista Morten Qvenild nel progetto “Susanna and the Magical Orchestra”