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Se Sherlock è preso a craniate da Watson

TELEBESTIARIO di Francesco Specchia

Specchia Francesco
ufficio-stampa

Mai vista. Uno Sherlock Holmes creduto morto che entra in un ristorante; ruba una penna; si spunta due baffetti d'inchiostro; e, fingendosi il maitre, si presenta a Watson e alla di lui futura consorte, per poi venire preso a craniate (vere craniate, col sangue che cola dal nasino snob) dallo stesso amico dottore incazzatissimo per averne pianto inutilmente la salma; be', la suddetta sarebbe una scena impossibile, nel corpus liturgico del cosiddetto "canone holmesiano" dei fanatici dell'eroe di Conan Doyle.

Non vi si sarebbe mai prestato né il riottoso Basil Rathbone, l'Holmes classico degli anni 30/40; e forse neanche Robert Downey jr, l'ultima lisergica incarnazione del detective.

Eppure Benedict Cumberbatch, nella serie Bbc Sherlock (Premium Crime Mediaset, sabato prime time), col suo volto spigoloso da serial killer in sonno, lo fa. Non solo. Riesce ad essere un Holmes contemporaneo credibilissimo nell'uso ossessivo degli smartphone, di Internet e dei social network; nel gioco della sua spietata logica deduttiva che ne spinge lo sguardo tra dentature, asole, macchie sul vestiario degl'interlocutori; e nel suo rapporto amicale con un Watson reduce dall'Afghanistan, talmente amicale da essere scambiato dalla padrona di casa per gay (e non è detto che non lo sia).