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A Masterpiece il talento è un veneto che pensa in serbo

TELEBESTIARIO di Francesco Specchia

Specchia Francesco
ufficio-stampa

Il serbo serve, per dirla alla Totò. In quell'accecante crocevia di contraddizioni - gran qualità e bassi ascolti, pretesa pop e riuscita chic, flop in tv e top sui social - che è stato l'appena conclusosi talent letterario italiano Masterpiece (Raitre, domenica prime time), il vincitore è una specie di giovane Conrad zazzeruto, simpatico, di lingua non italiana. Come Conrad pensava in polacco e scriveva in inglese, Nikola Savic, commerciante della provincia veneziana, 36enne nato a Belgrado, riesce a trasformare le emozioni della sua lingua madre in un'imperlata di paratattici coloriti di dialetto veneto.

Savic è un omone che s'è divincolato dalla guerra e che una volta si è trovato a sorridere con una pistola puntata sulla faccia; sfilare tra i giudizi taglienti del terzetto di giudici De Cataldo/Selasi/ De Carlo e gl'interminabili silenzi di Elisabetta Sgarbi, dev'essere stato, per lui, una passeggiata. Savic è un autodidatta. Ha duettato con Susanna Tamaro e sconfitto Raffaella Silvestri, un giovane manager un tantinello spigolosa che faceva coppia col giallista Donato Carrisi. Ha mandato a casa l'ottimo avversario Stefano Trucco, un impiegato comunale dell'ufficio decessi con occhi strabuzzanti e con lo sguardo intermittente di chi potrebbe avere tranquillamente un cadavere nel frigo.

Ha superato, Savic, prove stranissime, come giocare a calcio, bendato, con una squadra di ciechi. Ha ruminato Dostoevskij in serbo e Bukowski in inglese, scrivendo un romanzo di formazione, Vita migliore ai limiti dello sgrammaticato; ma talmente potente da essere pubblicato oggi in 100mila copie da Bompiani. Su Twitter, piazza affollatissima dei fans di Mastrepiece, il ragazzotto serbo/veneto è diventato una piccola star. E questo è un bene per un idea meticciata di cultura e di ricerca linguistica.

Resta da vedere se Masterpiece meriti la prima serata, debba restare confinato nella nicchia della seconda o cambi piattaforma (Sky, per dire) per darsi una svolta, o chuda. A me il programma è piaciuto, soprattutto per la sua struttura autorale. Ma faccio poco testo: nel bene o nel male, campo maneggiando e misurando le parole. Maneggiare e misurare l'ascolto è un mestiere molto più infame...