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Zingaretti: "Io indagato? Ho fiducia nella giustizia" | Ma è polemica con M5s

La senatrice Paola Taverna: "Invece che rispondere alle accuse se la prende con noi". Il segretario del Pd accusato di finanziamento illecito

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Il neo-segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha espresso "fiducia nella giustizia" in seguito alla notizia, diffusa dal settimanale L'Espresso, di una presunta indagine a suo carico per finanziamento illecito ai partiti.

"Sono tranquillo perché forte della certezza della mia totale estraneità ai fatti", ha detto. L'ex governatore del Lazio ha quindi risposto alle critiche del M5s: "Non mi faccio intimidire da chi utilizza queste bassezze".

Il caso - Eletto da 48 ore alla guida del Pd e arriva la prima tegola per Nicola Zingaretti. L'indiscrezione del settimanale nasce da interrogatori segreti svolti nell'ambito di un'indagine su casi di corruzione al Consiglio di Stato. Secondo L'Espresso diretto da Marco Damilano, il leader dem avrebbe ricevuto soldi "assolutamente" non leciti da un presunto lobbista, Fabrizio Centofanti, ex capo delle relazioni istituzionali di Francesco Bellavista Caltagirone, un imprenditore in buoni rapporti con il presidente della Regione Lazio.

Il M5s attacca, il Pd risponde - Inevitabile lo scossone nel partito del Nazareno, e nel resto della politica. Ad approfittarne, il Movimento 5 stelle che va all'attacco: "Il Pd perde il pelo ma non il vizio", è il coro dei commenti a pochi minuti dalla notizia. Il neo-segretario dem si difende ("Mai ricevuto finanziamenti illeciti"), confida nella giustizia e ribatte: "Non mi faccio intimidire dalle bassezze del M5s". 

I 5 Stelle chiedono chiarimenti e contemporaneamente un passo indietro. "Abbia il pudore di mollare la nuova poltrona", osserva il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano. E il capogruppo al Senato Stefano Patuanelli gli ricorda: "Non deve risposte al M5s, ma all'opinione pubblica e ai cittadini che hanno creduto in lui". Parole inutili per Zingaretti, che replica: "Comprendo la loro disperazione per il disastro politico che stanno combinando" ma "se pensano di aggrapparsi alle fantasie di qualcuno, sbagliano di grosso".

La senatrice pentastellata Paola Taverba ribatte: "Il neo segretario del Partito democratico invece di rispondere alle accuse mosse se la prende con il Movimento 5 Stelle che gli aveva chiesto di chiarire. La nostra intenzione non era certo quella di intimidire il presidente della Regione Lazio, che più che a noi dovrebbe spiegazioni ai cittadini che governa. Sarebbe il caso di rispondere nel merito o quantomeno dimettersi da governatore...".

In difesa di Nicola Zingeretti interviene Roberto Giachetti che contrattacca: "Vale la pena ricordare che l'avviso di garanzia è appunto a garanzia. Ma quello che trovo veramente indegno è il fuoco di fila di dichiarazioni da parte di esponenti del Movimento 5 stelle che senza un filo di vergogna, sulla base di una semplice indagine, sparano a zero sul segretario del Partito democratico chiedendone addirittura un passo indietro. Domando ai forcaioli e garantisti a secondo di cosa conviene, come mai non avete chiesto un passo indietro alla sindaca Virginia Raggi quando non solo è stata indagata ma addirittura rinviata a giudizio?".

L'inchiesta - A indagare sul governatore sono il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Stefano Fava. L'inchiesta prende spunto dagli interrogatori inediti degli avvocati siciliani Piero Amara e Giuseppe Calafiore, arrestati nel febbraio 2018 per corruzione in atti giudiziari e che un mese fa hanno patteggiato 3 e 2,9 anni a testa. In particolare, nel luglio scorso Calafiore parla ai magistrati di Centofanti, arrestato nel 2018 e in attesa di processo. Lo definisce un lobbista con molti 'agganci' a Roma, tra politici e Consiglio superiore della magistratura. A questo punto, l'avvocato siciliano riferisce che Centofanti "era sicuro di non essere arrestato perche' riteneva di essere al sicuro, in ragione di erogazioni che lui aveva fatto per favorire l'attivita' politica di Zingaretti". Soldi leciti, chiedono i pm? "Assolutamente no, per quanto mi diceva - risponde - Non so con chi trattava tali erogazioni. Lui mi parlava solo di erogazioni verso Zingaretti. Mi disse che non aveva problemi sulla Regione Lazio, perche' Zingaretti era a sua disposizione".