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Riforme, è durissimo lo scontro Pd-M5s Rissa alla Camera, seduta sospesa più volte

I pentastellati: "Nessun accordo, avanti con lʼostruzionismo in Aula". La rissa è scoppiata improvvisamente tra un deputato di Sel ed uno del Pd, con il primo che si è slanciato verso il secondo gridando "pezzo di m..."

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Rissa in aula alla Camera, con deputati in piedi sui banchi che si sono scagliati l'uno contro l'altro. Il vicepresidente Roberto Giachetti ha sospeso più volte la seduta. In precedenza era finito con un nulla di fatto la ricerca di un'intesa tra Pd e M5s per emendare il ddl sulle riforme. I due gruppi si erano incontrati negli uffici del governo e il Pd sembrava aver mostrato un'apertura.

Riforme, è durissimo lo scontro Pd-M5s Rissa alla Camera, seduta sospesa più volte

Tre i temi indicati in aula dai grillini: proposte di legge di iniziativa popolare, referendum senza quorum, ricorso davanti alla Consulta sugli atti approvati dalla Camera. Ma a quanto riferito dal Movimento, i dem non hanno accettato la mediazione.

"La pausa non ha portato buoni frutti e siamo al nulla di fatto. La nostra proposta di democrazia dal basso si poteva accettare. Alziamo le mani. Auguriamo buon lavoro e buona giornata ai colleghi", ha affermato la deputata del M5s Fabiana Dadone in Aula, annunciando che non c'è l'accordo sulle riforme.

Rissa in aula, deputati in piedi su banchi - In un clima di forte tensione per la bagarr causata da M5s, la rissa è scoppiata improvvisamente tra un deputato di Sel ed uno del Pd, con il primo che si è slanciato verso il secondo gridando "pezzo di m...". Immediato l'intervento dei rispettivi colleghi dei due deputati e dei commessi, e la sospensione della seduta - ancora una volta - da parte del vicepresidente Giachetti.

Bagarre M5s, lavori ancora sospesi - I deputati M5s avevano scatenato una bagarre in aula, provocando una prima la sospensione dei lavori da parte del vicepresidente Roberto Giachetti. La seduta si è improvvisamente accesa al termine di un veemente intervento di Roberto Fico, che ha attaccato il Pd. I deputati Pentastellati hanno cominciato a gridare in modo ritmato "onestà, onestà", battendo sui banchi le mani o i faldoni degli emendamenti. Giachetti ha iniziato a richiamare all'ordine i deputati di M5s, senza però sortire effetti, e a questo punto ha espulso i piu' esagitati, Alessandro Di Battista, Carla Ruocco e Alfonso Bonafede. A quel punto ha sospeso i lavori per consentire ai commessi l'allontanamento dei tre deputati dall'aula.

Maratona notturna - Il vicepresidente della Camera, dopo le sospensioni, ha fatto riprendere i lavori per una lunga seduta notturna. Dopo la bagarre in Aula e soprattutto dopo la rissa tra deputati di Pd e di Sel, i gruppi di M5s, Fi e Lega hanno chiesto ripetutamente di interrompere i lavori e di riprenderli venerdì mattina, ma Giachetti ha spiegato che ciò non era possibile, ma ha acceduto alla richiesta di Gianluca Pini di una breve interruzione "per prendere un caffè" e ritrovare un clima più sereno.

"Avanti con l'ostruzionismo" - I grillini si erano detti pronti a fare ostruzionismo a Montecitorio, dove è in corso l'esame del ddl. "Non posso garantire un andamento del tutto istituzionale dell'Aula. Sicuramente non voteremo tutti gli emendamenti uno per uno", aveva infatti ribadito la Dadone.

Le sette proposte del M5S alla ddl sulle riforme - In realtà sono sette i punti che il Movimento chiede alla maggioranza di prendere in considerazione: la possibilità di sottoporre al controllo di costituzionalità le leggi che disciplinano l'elezione dei membri della Camera e del Senato, incluso l'Italicum; l'esame obbligatorio delle proposte di iniziativa popolare da parte delle Camere; il referendum confermativo su tutte le leggi parlamentari; il referendum propositivo ed abrogativo senza quorum; la sottoposizione a referendum delle leggi di ratifica dei trattati internazionali che sono di natura politica, o prevedono arbitrati o regolamenti giudiziari o importano variazioni del territorio od oneri alle finanze i modificazioni leggi; il quorum per l'elezione dei giudici della Corte costituzionale; il ricorso alla Corte da parte delle minoranze (rappresentative di almeno 1 decimo degli eletti).

Renzi: no a tentativo blocco minoranza - "Stupisce che ci sia chi esprime non tanto un dissenso, che sarebbe legittimo, ma che siccome ha le idee in minoranza prova a fare ostruzionismo e tentativi di blocco. La nostra maggioranza non si blocca. Molto bene, avanti tutta". Così il premier Matteo Renzi rispondendo ad una domanda sulle riforme giovedì sera al termine del vertice Ue.