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Financial Times: "Conte fu consulente di un fondo finito nell'inchiesta del Vaticano" | Il premier: "Ho chiarito con Authority, non ci fu conflitto"

Per il quotidiano britannico il premier prestò un parere legale per favorire il cliente poco prima di diventare presidente del Consiglio . Ma Conte risponde: "LʼAntitrust ha valutato il mio operato"

Financial Times: "Conte fu consulente di un fondo finito nell'inchiesta del Vaticano" | Il premier: "Ho chiarito con Authority, non ci fu conflitto" - foto 1
Ansa

La questione relativa al caso del gruppo Fiber 4.0 "è stata affrontata anche dall'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.

Ho fornito all'autorità tutte le informazioni richieste" e "con lettera del 24 gennaio 2019, il Segretario Generale dell'Antitrust comunicava che, alla luce dei riscontri da me offerti, "l'Autorità ha ritenuto di non avviare alcun procedimento". Lo afferma il premier Giuseppe Conte.

La prima risposta al Financial Times - Sullo spinoso caso reso noto dal Financial Times, Conte aveva già dato una prima risposta questa mattina: "Nei primi giorni del maggio 2018 l'allora avvocato Conte ha ricevuto dalla società Fiber 4.0 l'incarico di scrivere un parere pro veritate circa il possibile esercizio, da parte del governo, dei poteri di golden power nei confronti della società Retelit. In quel momento, ovviamente, nessuno poteva immaginare che, poche settimane dopo, un governo presieduto dallo stesso Conte sarebbe stato chiamato a pronunciarsi proprio sulla specifica questione oggetto del parere",  inizia così la nota di Palazzo Chigi che smentisce ogni possibile accusa di conflitto d'interesse sollevata da un articolo del Financial Times.

 

E specifica: "Per evitare ogni possibile conflitto di interesse, il presidente Conte si è astenuto anche formalmente da ogni decisione circa l'esercizio della golden power . In particolare non ha preso parte al Consiglio dei ministri del 7 giugno 2018 (nel corso del quale è stato deliberato l'esercizio dei poteri di golden Power), astenendosi formalmente e sostanzialmente da qualunque valutazione. Si fa presente che in quell'occasione il presidente Conte era impegnato in Canada per il G7. Pertanto non esiste nessun conflitto di interesse, rischio questo che peraltro era già stato paventato all'epoca da alcuni quotidiani".  "Quanto ai nuovi fatti riferiti dal Financial Times - conclude Palazzo Chigi - si precisa che Conte ha reso solo un parere legale e non era a conoscenza e non era tenuto a conoscere il fatto che alcuni investitori facessero riferimento ad un fondo di investimento sostenuto dal Vaticano e oggi al centro di un'indagine".

 

Cosa dice il Financial Times.  Il quotidiano britannico collega una vicenda da tempo esaminata dalla stampa italiana all’ultimo scandalo vaticano. Le indagini aperte poche settimane fa dagli investigatori pontifici si focalizzano infatti sul fondo di investimento Athena Global Opportunities gestito dal finanziere Raffaele Mincione, che avrebbe ricevuto circa 200 milioni di euro dal Segretariato Vaticano per un discusso investimento immobiliare di lusso a Londra. Nel maggio 2018 la società Fiber 4.0, controllata sempre dal fondo di Mincione, aveva ingaggiato l’avvocato Giuseppe Conte per un parere legale. Fiber 4.0 stava tentando la scalata alla Retelit, una compagnia italiana di telecomunicazioni, ma era stata battuta da due aziende straniere: un fondo tedesco e una società statale libica. Conte nel suo parere legale del 14 maggio 2018 sostenne la necessità di introdurre il principio del golden power (vale a dire un’opzione che consente ai governi di intervenire nell’attività delle società che operano in settori strategici per la sicurezza nazionale) , che in questo caso avrebbe permesso al governo di bloccare la cessione delle compagnie strategiche ad azionisti stranieri. Questo accadeva nel maggio del 2018,  quando Conte era solo candidato premier.

 Un mese dopo, il governo giallo-verde guidato da Conte emanò un decreto applicando proprio il golden power a Retelit. Ma il fondo di Mincione non ne ottenne benefici e non riuscì a ottenere il controllo della compagnia. Il premier spiegò allora di non avere partecipato alla discussione del decreto e di essersi astenuto dal votarlo in consiglio dei ministri.  Ma il Financial Times si domanda se nel maggio 2018 l’avvocato Conte sapesse che stava lavorando per un fondo sostenuto dal Vaticano. Domanda alla quale ha risposto Palazzo Chigi: "Conte ha reso solo un parere legale e non era a conoscenza e non era tenuto a conoscere il fatto che alcuni investitori facessero riferimento ad un fondo di investimento sostenuto dal Vaticano e oggi al centro di un'indagine".


 

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