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Berlusconi: "Con Renzi ho stretto un patto per il bene del Paese"

Il leader di Forza Italia, in unʼintervista al Foglio, spiega che il patto del Nazareno "era mio dovere perché lʼItalia ha bisogno di rinnovarsi e ripartire, e senza cambiamenti non cʼè ripartenza possibile, né per governi di centrosinistra né per governi di centrodestra". Però, sottolinea, "io non sono renziano e Forza Italia resta autonoma"

silvio berlusconi
ansa

"Con il presidente del Consiglio ho stretto un patto politico di natura istituzionale. Punto. Era mio dovere farlo perché l'Italia ha bisogno di rinnovarsi e ripartire attraverso l'approvazione delle leggi". Lo afferma Silvio Berlusconi, secondo cui, quindi, "la domanda vera non è se regga o no il patto del Nazareno. La domanda è se va avanti la legislatura o se si torna irresponsabilmente a votare". "Forza Italia resta autonoma", spiega.

In un'intervista al Foglio di martedì, il leader di Forza Italia anticipa che "attorno a marzo, mese per noi benigno perché fu il 27 marzo 1994 la prima di tante nostre vittorie, abbiamo intenzione di far partire una grande opera di ricostruzione dell'identità dei riformatori liberali e conservatori italiani, cioè del nostro movimento aperto a gruppi e persone di buona volontà. Sarà una kermesse da sogno, nel senso che è ora di riprendere a sognare".

Berlusconi sottolinea quindi che non è certo l'età a frenarlo: "Se pensano che l'età anagrafica, di cui ho sempre pensato che sia un inganno per i gonzi, o il fatto di combattere ancora per un po' con le mani apparentemente legate dietro la schiena, mi possa impedire di ricostruire con i miei valorosi collaboratori, con la mia gente, una prospettiva per l'Italia, se lo scordino".

Il leader di Forza Italia torna poi sul patto del Nazareno, e sottolinea come "la domanda vera non è se regga o no" questo patto ma "se va avanti la legislatura e quindi se può andare avanti la dialettica tra governo e opposizione o se si torna traumaticamente e irresponsabilmente a votare, con chissà quale legge elettorale". Con Renzi, spiega poi, "ho stretto un patto politico di natura istituzionale. Punto. Era mio dovere farlo perché l'Italia ha bisogno di rinnovarsi e ripartire, e senza cambiamenti nell'assetto istituzionale riguardo al monocameralismo per l'approvazione delle leggi e al bipolarismo come sistema politico e ai poteri del Presidente del Consiglio e del Consiglio dei Ministri non c'è ripartenza possibile, né per governi di centrosinistra né per governi di centrodestra".

Quindi, "invece di fare a testate con Matteo, che non avrebbe oggi alcun senso, anche perché è casomai nel loro campo che volano i colpi bassi, manteniamo la nostra autonomia, incalziamo, facciamo opposizione quando è necessario e insieme rispettiamo il patto riformatore, ma prima di tutto ricostruiamo il nostro vero profilo".

Per Berlusconi, del resto, "il trasversalismo di Matteo Renzi, tutto sommato nonostante forti limiti, è da considerarsi un progresso. Io ovviamente non sono renziano, questo è il succo della caricatura nemmeno troppo divertente che si fa della mia posizione. Spero semmai che il più giovane contraente impari qualcosa dall'esperienza del più vecchio contraente, cioè dal sottoscritto".

Infine, il leader di Forza Italia dà il proprio giudizio sullo ius soli: "Quanto all'integrazione dei nuovi arrivati, che deve essere realizzata con l'educazione e l'istruzione e la coesione culturale e civile, è una necessità della storia: vogliamo litigare con la storia?".