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Chiesto giudizio immediato premier

I pm milanesi Ilda Boccassini, Pietro Forno e Antonio Sangermano hanno chiesto al gip il giudizio immediato nei confronti del premier, Silvio Berlusconi, per entrambi i reati contestati nella vicenda Ruby: concussione e prostituzione minorile.

Per il procuratore Edmondo Bruti Liberati esiste "una prova evidente nei confronti di Berlusconi". La procura, inoltre, non utilizzerà le intercettazioni telefoniche del premier, definite "irrilevanti".

La richiesta di giudizio immediato inviata dalla procura al gip è di 782 pagine contenute in due volumi. Lo ha specificato il procuratore Bruti Liberati, spiegando che il gran numero di faldoni contengono copie delle procedure relative alle intercettazione telefoniche. I pm di Milano hanno inviato al gip anche una memoria in cui ritengono non sussistere l'ipotesi "di reato ministeriale".

"A seguito di attenta ricognizione dei problemi di diritto e di scrupolosa analisi dei precedenti - si legge in un comunicato firmato dal procuratore Edmondo Bruti Liberati con cui si spiega il motivo per cui è stato scelto di procedere con la richiesta di rito immediato - questo ufficio ha ritenuto di non doversi discostare dalla linea costantemente seguita a Milano (come negli altri uffici giudiziari) in tema di richiesta di giudizio immediato anche per i reati connessi, essendo pienamente assicurate le garanzie di difesa".

La procura di Milano, inoltre, non chiederà l'autorizzazione alla Camera per alcune telefonate intercettate nel caso Ruby nelle quali parla Silvio Berlusconi. Come ha spiegato Bruti Liberati, la richiesta non verrà avanzata in quanto tali conversazioni sono "irrilevanti ai fini dell'inchiesta".

Nessuna indagine con Napoli
"Non ci sarà alcuna attività di indagine in comune con la procura di Napoli". Lo ha detto il procuratore della Repubblica, Edmondo Bruti Liberati, precisando che al momento i pm milanesi non hanno "né richiesto né inviato alcun atto" ai colleghi napoletani che stanno conducendo l'inchiesta con al centro la stralette Sara Tommasi.

Attesa la decisione del gip
Adesso tocca al gip Cristina Di Censo, entro lunedì o martedì della prossima settimana (i canonici cinque giorni) decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio. La Di Censo ha a disposizione anche i risultati delle indagini difensive depositati dai legali di Berlusconi in procura e che l'ufficio dei pm ha trasmesso al giudice. In questa fase e fino alla decisione del giudice, che non sarà motivata, le difese non potranno avere copia degli atti inviati dalla procura. Il gip potrà scegliere se accogliere la richiesta o rigettarla, rimandando il fascicolo nelle mani dei magistrati.

Presto chiusura indagini su Fede, Minetti e Mora
Bruti Liberati ha assicurato che il filone principale dell'indagine sul caso Ruby nel quale, tra gli altri, sono indagati per induzione e favoreggiamento della prostituzione il consigliere regionale della Lombardia, Nicole Minetti, l'agente dei vip, Lele Mora, e il direttore del Tg4, Emilio Fede, "è vicino alla chiusura".

Ruby indagata per false generalità
Ruby viene ora indagata dai pm minorili per aver fornito false generalità. Nel maggio del 2010 in una denuncia per scippo ai carabinieri di Crescenzago aveva detto di chiamarsi Ruby Heyek e di essere nata il primo novembre del 1991 (è nata invece l'anno dopo). Bruti Liberati ha precisato che gli atti relativi alla denuncia contenente le false generalità della ragazza sono stati "trasmessi" alla Procura per i minorenni, che ha poi iscritto la giovane nel registro degli indagati. Nella sua denunia, Ruby aveva inoltre fatto mettere a verbale "professione: ballerina".

La denuncia di Ruby
La giovane aveva raccontato che quel pomeriggio "mentre camminavo in corso Buenos Aires" verso il "Bar Cinque Stelle per salutare degli amici", all'entrata del locale "una persona con fare fulmineo mi scippava la borsa nera che tenevo sotto braccio". L'uomo, inseguito e bloccato in via Plinio, sempre secondo il verbale, aveva buttato la borsa, ma addosso aveva 5.500 euro. Ruby ha spiegato poi ai militari che mancavano 1.500 euro, in quanto nella sua borsa c'era il portafogli con dentro 7mila euro. E poi, sempre stando al suo racconto, il permesso di soggiorno della Questura di Milano, la carta di identità rilasciata dal Comune di Letojanni e un bancomat intestato alla madre, la signora Sara Yazni, nata San Paolo del Brasile il 29/12/'67.