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Governo riscrive ddl sulle carceri

Il governo ha riscritto il ddl Alfano sulle carceri con tre emendamenti presentati in commissione Giustizia alla Camera.

Tra le novità spicca lo stop all'automatismo per cui l'ultimo anno viene scontato ai domiciliari: a decidere se consentire la detenzione domiciliare sarà invece, secondo l'ultima versione del testo, il magistrato di sorveglianza.

E' stato votato all'unanimità, a eccezion fatta della radicale Rita Bernardini, lo stralcio dell'emendamento inerente la norma sullo sconto ai domiciliari dell'ultimo anno di pena per i condannati di reati puniti fino a tre anni. Tre gli emendamenti, presentati in commissione alla Camera, che hanno modificato il ddl sulla giustizia. Dopo alcune settimane di polemiche, quindi, si è delineata, tra maggioranza e opposizione, un'intesa che potrebbe consentire di esaminare il ddl in sede legislativa. Le proposte del governo tengono conto dei dubbi sollevati dal Pd e dalla Lega.

Secondo e terzo emendamento di modifica
Con un secondo emendamento del governo sono state aumentate di un terzo le pene per i reati commessi da chi è ai domiciliari. Infine, l'ultimo testo dell'esecutivo riguarda "l'adeguamento del corpo di polizia penitenziaria per fronteggiare l'emergenza di sovraffollamento delle carceri".

Dopo le nuove proposte del governo è scattato il termine per i subemendamenti che scadrà domani alle 10. Soddisfatto Enrico Costa, capogruppo del Pdl in commissione. "E' riuscito il bilanciamento delle opposte esigenze della funzione educativa del carcere e della sicurezza", ha sottolineato, e il risultato "è un testo molto equilibrato che potrà essere ancora migliorato". Metteo Brigandì incassa il successo della Lega, contraria all'automaticità dei domiciliari, ma avverte che ora è necessario guardare al lungo periodo, consapevole che il ddl non svuoterà le carceri e che questa estate si preannuncia molto difficile per il sovraffollamento degli istituti. "La strada non è l'affidamento in prova", ha spiegato, "ma fare i processi e liberare gli innocenti, perché ci sono 26mila persone in attesa di giudizio". Dunque nei prossimi tre anni il governo deve lavorare a una riforma del codice penale "con meccanismi di pena nuovi".

Donatella Ferranti, del Pd, plaude al nuovo ddl. "Non è una marcia indietro, anzi", ha tenuto a chiarire. "Il governo non si è irrigidito e ha fatto uno sforzo", ha riconosciuto, "è un testo diverso che tiene conto del dibattito e delle audizioni dei tecnici, mentre prima era un testo confuso". Certo il Pd ha sostenuto la cancellazione dell'automatismo dei domiciliari e ha ottenuto di "escludere che gli immigrati possano andare nei Cie", ha ricordato, ora resta aperta la questione del rafforzamento "del personale di polizia in generale" e dunque il testo andrà "migliorato ancora".