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"Non capisco perché tanto odio"

Il premier a colloquio con Don Verzè

''Ho trovato il presidente umiliato, non tanto dal fatto traumatico ma da quello che esso rappresenta: l'odio.

Mi ha detto: "Io voglio bene a tutti, voglio il bene di tutti, non capisco perché mi odino a questo punto". A raccontarlo è don Luigi Verzè, presidente del San Raffaele. ''Stamattina ho detto al premier che quanto avvenuto in piazza Duomo è un monito a lui e al Paese. Occorre modificare la Costituzione". Il premier non sarà dimesso oggi.

Berlusconi resta in ospedale: "Si nutre a fatica"
Resta in ospedale Silvio Berlusconi, ricoverato al San Raffaele. A renderlo noto è il primario e medico personale del premier, Alberto Zangrillo. Ai giornalisti che gli chiedevano quando potesse uscire ha risposto: "Non oggi. Ci riserviamo una decisione domani". "Il premier riesce a nutrirsi con molta fatica", ha aggiunto il medico.

L'aggressore trasferito a San Vittore: "Spinto dai contestatori"
Non ha dato alcuna giustificazione vera e propria ma ha reso una piena confessione Massimo Tartaglia, arrestato con l'accusa di lesioni pluriaggravate dalla premeditazione e dalla qualifica di pubblico ufficiale della parte offesa. L'uomo è stato trasferito a San Vittore.

Tartaglia, che ha dei problemi mentali, nel suo racconto ha spiegato che era andato in Piazza Duomo per assistere al comizio del premier e che se ne era andato quando Berlusconi era sul palco in quanto dissentiva da quello che stava dicendo. Stava raggiungendo la metropolitana quando ha visto la macchina del presidente del Consiglio parcheggiata, ma soprattutto ha sentito le grida di alcuni contestatori che hanno attratto la sua attenzione, così si è infilato in una strada laterale per tornare indietro e si è trovato davanti Berlusconi a cui ha lanciato il souvenir che aveva comprato poco prima su una bancarella. Tartaglia non ha spiegato i motivi del suo gesto e mentre veniva interrogato in Questura appariva molto frastornato.

Arriva il telegramma del Papa
Papa Benedetto XVI ha indirizzato al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, un telegramma in cui esprime conforto e vicinanza dopo l'aggressione a Milano.


Mantovano: "Verso rafforzamento sicurezza premier"
Il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, a La telefonata di Maurizio Belpietro, all'interno di Mattino Cinque ha ricordato che ''qualche settimana fa ci furono precise segnalazioni da parte dei nostri servizi che individuavano come fonte principale di pericolo per il premier proprio l'attività di soggetti singoli che si inserivano in questo clima più acceso nei confronti del capo del governo". "Questo ha portato a un innalzamento delle misure sicurezza'', ha detto Mantovano, aggiungendo che non si può negare a Berlusconi di ''stringere le mani, abbracciare le persone, prendere in braccio bambini: questi - ha aggiunto - sono i momenti più delicati per i quali mi sembra difficile adesso dare giudizi. Aspettiamo le indicazioni dei tecnici per avere un quadro più completo''.

Fini in visita al San Raffaele
Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha lasciato l'ospedale San Raffaele, dove era giunto intorno alle 10.20, per fare visita al premier. Nell'auto, che non si è fermata all'uscita, a fianco di Fini era seduto il ministro Ignazio La Russa. In ospedale è giunto anche il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri.

Bersani contestato
Anche il leader del Partito democratico Pierluigi Bersani e il candidato del Pd per le elezioni regionali in Lombardia Filippo Penati sono andati a visitare il premier in ospedale. Una signora che li ha visti passare passare ha urlato: "Li avete incitati voi". ''Bisogna rifiutare e condannare la violenza senza se e senza ma e bisogna ristabilire la civiltà politica, ma soprattutto la buona educazione'', ha detto Bersani all'uscita dall'ospedale. ''Abbiamo fatto due chiacchiere - ha raccontato - e l'ho trovato nonostante tutto di buonumore. Sono venuto a portargli la nostra solidarietà e gli auguri di pronta guarigione''.

Anedda accusa toghe:"C'è clima di odio"
Il consigliere laico del Csm Gianfranco Anedda, esprimendo la sua "esecrazione" per l'aggressione a Berlusconi, parla del "clima d'odio" che c'è nel Paese, dicendo che a questo clima "non sono estranei i magistrati". Anedda ha citato in particolare Armando Spataro e Antonio Ingroia e i loro interventi a pubblici dibattiti. Parole che provocano lo scontro a Palazzo dei Marescialli: sono "inaccettabili" sostengono i rappresentanti degli altri gruppi.